Cameron non si piega: niente Tobin Tax

by Editore | 9 Gennaio 2012 2:02

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LONDRA – Il mese scorso ha messo un veto a un’unione fiscale europea, adesso ne annuncia un altro contro le tasse sulle transazioni finanziarie: David Cameron è sempre più il guastafeste della Ue, distanziando ulteriormente la Gran Bretagna dall’Unione e ribadendo che la priorità  di Londra è “difendere la City”, ovvero il suo ruolo di una delle prime, se non la principale, capitale mondiale della finanza. Il no di Downing Street alla Tobin Tax o Robin Hood Tax, come viene comunemente chiamata all’estero, era previsto, ma viene espresso in tono molto netto. La maratona di incontri al vertice dei prossimi giorni in tutta Europa per affrontare questa ed altre questioni legate all’euro e alla fragilità  dell’economia si annuncia perciò particolarmente difficile e resta da vedere come reagiranno stamane i mercati del continente quando riaprono.
Dopo il no posto a un nuovo trattato d’unione in dicembre al summit di Bruxelles, ieri Cameron ha ribadito in interviste alla Bcc e al Daily Telegraph che intende bloccare una Tobin Tax europea: se venisse introdotta, afferma il premier britannico, la maggior parte dei prelievi verrebbe effettuata a Londra perché Londra è la più ricca e importante piazza finanziaria d’Europa, “ed è mio dovere proteggere la City”. Il leader conservatore giustifica così la sua posizione: «Non mi pare logica l’idea di una nuova tassa europea sulle transazioni finanziarie, quando una tassa del genere non verrebbe applicata altrove. Noi abbiamo uno dei mercati finanziari più competitivi e di maggiore successo e una tassa soltanto europea lo danneggerebbe, ci costerebbe posti di lavoro e gettito fiscale, vedremmo molte aziende del settore andarsene da Londra. Insomma per noi non avrebbe alcun senso e perciò io mi opporrò, a meno che il mondo intero decida in tempi brevi di adottare una tassa simile».
Poiché le tasse a livello europeo devono essere approvate da tutti i 27 membri della Ue, il veto della Gran Bretagna metterebbe fine al progetto. Riguardo alla ventilata intenzione di Parigi di procedere comunque, Cameron ha aggiunto: «Se i francesi vogliono andare avanti e introdurre la tassa da soli, sono liberi di farlo». Ma il Regno Unito, ha sottolineato il primo ministro britannico, «è un paese moderatamente euroscettico e le decisioni che ho preso (con il veto di Bruxelles e ora sulla Tobin Tax, ndr.) riflettono questa posizione».
Di tutto questo si parlerà  nel carosello di incontri che iniziano domani con il vertice tra il presidente Sarkozy e Angela Merkel a Berlino. Poi sarà  il presidente del Consiglio italiano Mario Monti a recarsi a Londra, il 18 novembre, per un colloquio con Cameron, quindi ci sarà  il meeting trilaterale di Roma fra Monti, Sarkozy e la Merkel il 20, seguito dal summit di Bruxells a fine mese. La Merkel continua a insistere per una tassa europea, e Monti la appoggia, mentre Sarkozy sembra più disposto a iniziative unilaterali. La buona notizia della giornata è che il premier ungherese Orban si dice ora pronto a negoziare con il Fondo Monetario Internazionale, facendo un passo indietro rispetto alla intransigenza dimostrata fino ad ora dal suo governo.

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