Bruno Schulz, un’infanzia magica e molto indaffarata

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E anche quest’anno, in tempi che esigono l’esercizio di una memoria diffusa e quotidianamente vissuta, appaiono in libreria titoli che sarebbe ingiusto definire «occasione» e che offrono possibilità  di lettura diverse. 
Tra tutti, il più originale e insolito è di sicuro Bruno, il bambino che imparò a volare (Orecchio Acerbo, euro 16), che accosta a un breve e poetico racconto di Nadia Terranova le illustrazioni di Ofra Amit ed è dedicato a uno dei più grandi scrittori europei del ventesimo secolo, Bruno Schulz. È proprio lui, infatti, il «bambino molto indaffarato» e pronto a salvare suo padre Jakob dalle conseguenze di improvvise metamorfosi che ne fanno un uccello, un ragno, un pompiere vestito di rosso, e lo distraggono dal commercio di stoffe esercitato in una delle tante botteghe di Drohobycz, cittadina della Galizia un tempo austroungarica e oggi ucraina, abitata fino alla seconda guerra mondiale soprattutto da ebrei di lingua polacca.
In polacco, per l’appunto, parlava e scriveva Schulz, ometto curvo e timido (uno gnomo minuscolo dalla testa enorme, così lo descrive Witold Gombrowicz), impaurito dai turbolenti ragazzi del ginnasio ai quali doveva insegnare disegno e che teneva buoni raccontando una storia dopo l’altra. Qualcuno, insomma, che viveva in punta di piedi, ma che si è lasciato dietro un’opera narrativa travolgente, qualche centinaio di straordinari disegni grotteschi e sensuali, una terribile leggenda legata alla sua esecuzione da parte di un ufficiale nazista e, infine, una fantasmatica presenza nei romanzi di altri scrittori, come David Grossman che in Vedi alla voce: amore lo sottrae al massacro facendolo aggregare a un branco di salmoni, o come Cynthia Ozick che gli assegna il ruolo di padre immaginario dell’orfano Lars Andemening, protagonista del suo romanzo Il Messia di Stoccolma.
Il Bruno di questo bell’album illustrato è invece un bambino tutto preso dalle magiche prodezze paterne, che nel giro di poche pagine vediamo diventare adulto, insegnare, scrivere, disegnare, subire l’arrivo dei tedeschi e la clausura nel ghetto, venire ucciso. Ma la sua morte, come quella di Jakob Schulz (che, scriveva il figlio «era molto molte volte, mai completamente, sempre con certe riserve»), diventa qui una sparizione stregata, un lungo volo sopra i tetti di Drohobycz, la piccola città  da cui era raramente uscito e che nei suoi racconti appare come un luogo dell’immaginazione, traboccante di vita, magia e colori. Una storia fantastica, quella di Nadia Terranova, che, come i racconti e i disegni di Schulz, reinventa la realtà  e la trasforma, mostrando come un piccolo ebreo dalla testa troppo grossa sia riuscito a trionfare su chi l’ha ucciso, sopravvivendogli grazie a un immenso talento . 
Il principale merito dell’autrice è quello di non aver scritto un raccontino puerile o riduttivo, ma di aver trovato la strada della semplicità  senza rinunciare a un linguaggio immaginoso, sfiorando nel modo giusto il tema dell’Olocausto e, grazie a un’autentica sintonia con la figura dello scrittore, introducendo i bambini a una futura esplorazione di Le botteghe color cannella o L’epoca geniale, che potrebbe un giorno arricchire la loro esperienza di lettori adulti. E a rendere il libro ancora più suggestivo c’è lo splendido testo parallelo composto dalle immagini di Ofra Amit, giovane e bravissima illustratrice israeliana che ci concede, nell’ultima tavola, uno sfarfallìo di frammenti degli autentici disegni di Schulz. A MILANO IL MEMORIALE ITALIANO DI AUSCHWITZ
Giornata della memoria dell’Accademia di Brera sarà  dedicata al Memoriale italiano di Auschwitz: nel salone Napoleonico di San Carpoforo (Milano) si terranno relazioni dedicate all’interesse culturale del Memoriale e sarà  conferito il diploma honoris causa in arti visive a Peter Eisenman. Seguirà  poi l’inaugurazione della mostra sul progetto di conservazione del Memoriale. Tutti gli approfondimenti su Alias di sabato 28 gennaio


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