Befera rilancia: serviamo lo Stato non ci fermeremo

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«Lo ringrazio, ce n’era davvero bisogno…». Per una volta, Attilio Befera può dismettere i panni di San Sebastiano. Nella guerra agli evasori fiscali il presidente del Consiglio si schiera senza se e senza ma a difesa dell’Agenzia delle Entrate e di Equitalia.E l’uomo che riscuote i tributi per conto dello Stato, contestato dai furbetti delle tante Cortine d’Italia, bersagliato dai reietti dell’eversione violenta e accusato dagli inetti di una destra anti-borghese e illiberale, sente finalmente lo Stato dalla sua parte. «Noi facciamo solo il nostro dovere. E lo facciamo sulla base delle leggi votate all’unanimità , da tutto il Parlamento. E continueremo a farlo, perché questo Paese deve decidere da che parte stare: con o contro lo Stato di diritto». Il 42% dei possessori di barche di lusso, il 31,7% di proprietari di auto di altissima cilindrata e il 25,7% degli intestatari di aerei da diporto dichiarano redditi inferiori ai 20 mila euro l’anno. Le categorie del lavoro autonomo denunciano in media 18 mila euro l’anno, contro i 25 mila euro denunciato dal lavoro dipendente. La Guardia di Finanza fa un blitz a Cortina, scopre che su 133 possessori di auto di lusso 100 dichiarano meno di 30 mila euro e fa lievitare fino al 400% il volume dei ricavi di negozi e commercianti certificati dall’emissione di scontrini e ricevute fiscali. Di fronte a questo scandalo della democrazia, che destabilizza le fondamenta del patto sociale e altera le basi del libero mercato, succedono due cose incredibili. Un pezzo di Paese grida all’«oppressione fiscale». E un pezzo di Parlamento difende i “ladri” e accusa le “guardie”. 
il capro espiatorio
Ancora una volta, come sempre accade quando l’Italia si sporge sull’abisso della bancarotta finanziaria e il governo di turno costringe gli italiani alla penitenza tributaria, la questione fiscale diventa il cuore di un’irrisolta frattura politica e di un’impossibile coesione sociale. Befera è un capro espiatorio perfetto. Monti chiede sacrifici pesanti agli italiani, e aumenta le tasse per accelerare il pareggio di bilancio. L’amministrazione finanziaria prova a stringere la morsa intorno all’evasione fiscale, con qualche accanimento eccessivo non contro chi non paga perché è disonesto, ma contro chi non ce la fa a pagare perché c’è la crisi. Ma intorno a questo disagio, oggettivo ma circoscritto, monta una colossale e paradossale campagna contro gli “strozzini” di Equitalia. Si evoca lo “stato di polizia”. Si denunciano le «inutili operazioni ad effetto» nelle località  dei vip. E qualche delinquente tira le sue “conclusioni”: bombe carta contro i servitori dello Stato, proiettili per posta nelle sedi dell’Agenzia delle Entrate. Nel Pdl, da Cicchitto a Gasparri, le parole volano comne pietre. Befera è preoccupato: «C’è stata tanta, troppa leggerezza in questi giorni, nel commentare questi episodi. Per questo ora ringrazio il presidente del Consiglio, per la posizione molto forte che ha preso a Reggio Emilia. Noi facciamo solo il nostro dovere, nei confronti di contribuenti che spesso non lo fanno». 
sul territorio
La vergogna della “Gomorra delle Dolomiti”, come Francesco Merlo ha provocatoriamente definito Cortina d’Ampezzo, sta lì a dimostrarlo. «Diciamo che con la nostra operazione abbiamo fatto andar bene gli affari…», ripete Befera con un po’ d’ironia. Ma la questione è invece molto seria. «Vede, questo Paese deve davvero scegliere se continuare sulla strada di questi ultimi anni, o tornare a praticare la legalità  e il senso civico. Prima di tutto, dobbiamo ricordarci sempre che le imposte servono a finanziare i servizi di cui tutti i cittadini beneficiano, dagli ospedali alle scuole. E per questo io credo che chi evade le tasse commette un vero e proprio furto nei confronti di tutti noi. E aggiungo che chi non paga tasse e contributi viola la concorrenza, e fa un danno enorme agli imprenditori onesti, e quindi all’intero sistema economico».
Per questo i “blitz” in stile Cortina «non si fermeranno, ma anzi andranno avanti», come annuncia Befera. Le prossime missioni della Guardia di Finanza scatteranno non subito (perché gennaio «è mese di bassa stagione»), ma da febbraio. E si concentreranno nelle località  turistiche più rinomate, soprattutto quelle invernali, a caccia dei “soliti ignoti” del Fisco. Altro che «azioni demagogiche e spettacolari», come strepita la Santanchè, chiedendo i danni per l’amata Cortina e le dimissioni per l’odiato Befera. «Facciamo il nostro lavoro, e abbiamo dimostrato che dà  risultati». Li dà  sul territorio, ma li dà  anche negli uffici. E qui il numero uno di Equitalia ci tiene a dare un’altra risposta a chi, da destra, critica l’invio di tanti “operativi” delle Fiamme Gialle per scoprire fenomeni di occultamento delle imposte che si potevano scoprire consultando semplicemente gli elenchi del Pubblico Registro Automobilistico. «Noi non facciamo solo operazioni sul territorio. Di controlli incrociati, attraverso il supporto informatico, ne abbiamo sempre fatti». C’è un dato, ancora inedito, che da la misura di questa attività  ispettiva e dei suoi risultati: nel 2011, grazie a 3 mila controlli effettuati con l’incrocio tra i dati del Pra sui proprietari di auto di lusso e le dichiarazioni dei redditi, l’Agenzia delle Entrate ha fatto emergere 160 milioni di imposte evase. Circa 1.000 contribuenti controllati hanno aderito all’accertamento fiscale, e hanno pagato oltre 60 milioni di tasse aggiuntive. 
Anche questa è l’Italia, purtroppo. È il raccolto avvelenato della semina di questi anni, che hanno visto un presidente del Consiglio inquinare il discorso pubblico con i germi della Vandea fiscale permanente. «Se lo Stato mi chiede il 50% di quello che guadagno mi sento autorizzato ad evadere». Oppure «non metterò le mani nelle tasche degli italiani». Silvio Berlusconi ha “diseducato” così i suoi elettori, di fronte al rispetto dei doveri del civismo, della legalità , della solidarietà . «È la peggiore espressione che si possa immaginare», commenta Befera, che risponde facendo appello al «senso dello Stato, e al senso di appartenenza a quella comunità  che si chiama Italia, alla quale tutti apparteniamo, con gli stessi diritti e gli stessi doveri»
effetto deterrenza
Resta da dire che anche Equitalia ha commesso e commette molti errori, dalle “cartelle pazze” ai pignoramenti indiscriminati, spesso a danno di contribuenti non possono pagare per le difficoltà  economiche in cui si trovano e per l’avidità  delle banche che chiudono i rubinetti del credito. Sono problemi seri, anche questi, che non possono essere sottovalutati. Befera non si sottrae, ma ripete che «su 10 milioni di cartelle esattoriali emesse ogni anno, i casi di errore non sono più di 1.000». Vanno evitati, Equitalia si impegna a farlo. Ma considerare queste «eccezioni come un sistema è ingiusto e sbagliato». Per questo i controlli andranno avanti. Quelli a tavolino, che si sono sempre fatti e si continueranno a fare. Ma anche quelli sul territorio, perché hanno «un evidente effetto-deterrenza», come dimostra il blitz cortinese, che ha convinto decine di esercenti e ristoratori a fare quello che altrimenti non avrebbero mai fatto: battere uno scontrino, emettere una ricevuta fiscale. Gesti normali, in una sana democrazia politica ed economica. «Atti sovversivi», nel Paese dei tanti, troppi Cetto Laqualunque nati nella Prima Repubblica del Caf e cresciuti nella Seconda Repubblica berlusconiana.


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