Bambini. Mortalità  in calo, ma al sud dati restano allarmanti

by Sergio Segio | 30 Gennaio 2012 17:44

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È quanto emerge dal primo ‘Libro bianco 2011. La salute dei bambini’, analisi dello stato di salute della popolazione pediatrica italiana fino a 18 anni di eta’, e della qualita’ dell’assistenza sanitaria nelle Regioni italiane ricevuta da questa importante fetta di popolazione, e pubblicato dall’Osservatorio nazionale sulla Salute nelle Regioni italiane, che ha sede presso l’Universita’ Cattolica di Roma, in collaborazione con la Societa’ italiana di pediatria (Sip).

Nel triennio 2006-2008, primato positivo (1,6 casi per 1.000) per la Provincia autonoma di Trento e negativo (4,82 casi per 1.000) per la Calabria. La mortalita’ infantile comprende la mortalita’ neonatale, relativa ai neonati deceduti entro le prime 4 settimane di vita, e la natalita’ post-neonatale, relativa ai bambini deceduti nel periodo compreso tra il 2° ed il 12° mese di vita. La riduzione dei tassi di mortalita’ infantile e’ uno dei fenomeni epidemiologici piu’ rilevanti emersi negli ultimi 60 anni in Italia come in tutti i Paesi economicamente avanzati. In Italia nel periodo 2003-2008 sia la mortalita’ infantile, sia quella neonatale sono notevolmente diminuite rispettivamente dell’8,7% e del 9,9%. I tassi triennali di mortalita’ infantile, sia nella componente neonatale che post-neonatale, dal 1991-1993 al 2008 mostrano un andamento decrescente. Tale dato risulta ancora piu’ eclatante se messo a confronto con quello riportato negli ultimi 40 anni dagli altri Paesi dell’area europea comparabili per condizioni socio-economiche e che pone l’Italia in una posizione di avanguardia.

Nonostante il tasso di mortalita’ infantile nel nostro Paese sia in continua riduzione e’, pero’, ancora presente un evidente divario tra le regioni, con un forte svantaggio per quelle meridionali. Il range di variabilita’ dei tassi di mortalita’ infantile regionali oscilla, nel triennio 2006-2008, da 1,60 casi per 1.000 della PA di Trento a 4,82 casi per 1.000 della Calabria. Una costante riduzione della mortalita’ neonatale si evidenzia particolarmente nelle regioni del Centro e del Mezzogiorno. Nelle regioni del Nord e’ soprattutto la mortalita’ post-neonatale a diminuire ulteriormente, a eccezione della PA di Trento, della Valle d’Aosta (che presenta, comunque, una scarsa significativita’ del dato legata al numero esiguo di eventi) e del Friuli Venezia Giulia che gia’ presentavano i migliori tassi a livello nazionale.

MENO MORTI TRA I GIOVANISSIMI: muoiono meno maschi rispetto al passato: nel periodo 2001-2006 e nelle classi 10-14 e 15-19 anni, si registra una diminuzione della mortalita’. La maggiore contrazione si e’ registrata nella classe 15-19 anni (-33,3%).

La mortalita’ femminile registra un forte decremento nella prima classe di eta’ (1-4 anni: -50%), mentre nelle restanti fasce di eta’ si e’ riscontrata stabilita’. Differenze territoriali: nel 2006 per la classe che va dai 15 ai 19 anni, che presenta valori piu’ alti rispetto alle altre fasce di eta’ considerate, le regioni con il tasso di mortalita’ piu’ alto sono per i maschi le Marche, l’Abruzzo e la Basilicata (pari merito 0,6‰) e per le femmine il Piemonte, la Valle d’Aosta, la PA di Bolzano e la Toscana (pari merito 0,3‰). I valori piu’ bassi, invece, si registrano in Liguria e in Emilia-Romagna (pari merito 0,3‰) per il genere maschile, mentre per il genere femminile in Molise (0,0‰). Relativamente ad alcune cause di morte (tumori, leucemie/linfomi e incidenti stradali), la situazione italiana e’ vincente nel confronto con alcuni Paesi europei. Dal quadro, relativo al 2008, emerge un confronto abbastanza lusinghiero con i Paesi selezionati, sia con quelli con modello di welfare sovrapponibile al nostro (Spagna, Regno Unito), come per quelli con sistema mutualistico (Francia, Germania) e, piu’ in generale, con la cosiddetta area Euro-15.

LE PRINCIPALI CAUSE DI MORTE: nel primo anno di vita le piu’ importanti cause di morte sono rappresentate dalle malformazioni congenite e dalle anormalita’ cromosomiche, invece, nelle eta’ successive, aumenta il contributo dei tumori (la causa piu’ importante nella fascia di eta’ 5-9 anni), soprattutto leucemie e tumori cerebrali. Tra i motivi di morte analizzati non compare la Sudden infant death sindrome (Sids) che non rientra nella suddetta analisi di classificazione per causa. Tale sindrome rappresenta, pero’, all’interno della comunita’ pediatrica, un problema di crescente attualita’, considerando anche l’enorme contributo che alcuni cambiamenti comportamentali nella cura del bambino potrebbero apportare alla sua prevenzione. Un’indagine a livello nazionale indica che l’incidenza della Sids in Italia e’ scesa dall’1,5 (per 1.000) del 1991 allo 0,4 (per 1.000) del 2006. Nella classe 10-14 anni il maggior contributo e’ dato dalle cause esterne di traumatismi e avvelenamento. Tra le cause di morte da ricordare sono anche i decessi per incidenti che, in soggetti di eta’ minore di 15 anni rappresentano, per alcuni anni, la causa di morte piu’ frequente. A tal proposito, le indagini dell’Istat rivelano come nel periodo 2003-2006 i morti fino a 18 anni per “Accidenti da trasporto” siano passati, in valore assoluto, da 546 a 403, colpendo nella stragrande maggioranza i maschi. I morti, sempre nello stesso periodo tra i bambini fino a 14 anni, sono passati a 146 nel 2003 a 104 nel 2008. (DIRE)

 

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