Ambiente, oggi il corteo a Livorno
Strada facendo è diventata una manifestazione nazionale, quella che oggi a mezzogiorno al Porto Mediceo di Livorno chiederà di individuare e ripescare al più presto i duecento bidoni di catalizzatori tossici Co/Mo, finiti il 17 dicembre sui fondali nei pressi dell’isola di Gorgona, a circa 30 miglia dalla costa e in pieno Arcipelago Toscano. Effetto diretto di una vicenda che i senatori democrat Ferrante e Della Seta definiscono «incredibile» in una loro interrogazione parlamentare. Merito anche di due quotidiani (a rischio di chiusura) come il manifesto e l’Unità , che hanno fatto conoscere per l’intera penisola una storia che ha alcuni contorni ancora da chiarire. Due in particolare: come sia possibile che una nave mercantile carica di sostanze a base di ossido di cobalto e di molibdeno viaggi da Catania a Genova con un mare in tempesta, sferzato da un libeccio di oltre 70 nodi (125 chilometri orari). E come sia possibile che la perdita del carico, subito denunciata dal capitano del cargo «Venezia» della Grimaldi Lines al suo arrivo nel porto ligure, sia stata segnalata ben dodici giorni dopo alle autorità interessate, sindaco di Livorno in testa. «Sono stato informato solo il 29 dicembre dalla Asl – ha ricordato infatti Alessandro Cosimi – quando era necessario garantire subito una informazione puntuale alla città . Anche per avere la reale dimensione dell’incidente e della sua gravità ».
Il silenzio generale
La protesta del sindaco Cosimi è stata indirizzata a una Capitaneria di porto misteriosamente silente per più di dieci giorni. Quella che oggi in via del Molo Mediceo vede numerosissime adesioni fra cui Legambiente e Greenpeace Italia, Rifondazione in tutti i suoi livelli, la Sel e l’Idv livornese, gli altri partiti della variegata sinistra italiana, i sindacati di base e tante associazioni e movimenti ambientalisti, ha invece come minimo comune denominatore la denuncia di un mare ridotto, da molti anni, a una discarica. Quasi sempre di rifiuti tossici e pericolosi. Così i manifestanti porteranno uno striscione con la scritta «Il mare non è una discarica» alla lapide della Moby Prince, luogo simbolico per eccellenza per ogni richiesta di verità . Verità chiesta a ogni livello istituzionale: Lamberto Giannini di Sel al Comune di Livorno, Monica Sgherri della Fds-Verdi alla Regione Toscana, Ferrante e Della Seta ma anche Mario Tassone dell’Udc al governo Monti. Nel mentre la Grimaldi Lines ha finalmente fatto sapere di aver contattato una ditta specializzata in ricerche subacquee a grande profondità . In base alla testimonianza del capitano del «Venezia», indagato dalla procura labronica, i fusti dovrebbero giacere a circa 500 metri di profondità , in uno specchio d’acqua di circa 45 miglia da sud a nord dell’isola di Gorgona. Nel bel mezzo di quel Santuario internazionale di mammiferi marini Pelagos che, inserito nel Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano, dovrebbe essere area protetta per eccellenza. E che invece, complici i fondali sabbiosi, sembra essere diventato un luogo ideale per scaricare in mare veleni di ogni genere.
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