Al voto la mozione sull’Europa “Bce più forte, sì alla Tobin tax”

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ROMA – Un largo schieramento parlamentare sostiene il governo sull’Europa: Pdl, Pd e Terzo Polo uniti presenteranno oggi una mozione che sarà  discussa in un dibattito con il premier Monti, la mattina al Senato e il pomeriggio alla Camera. 
Saranno presentate anche altre due mozioni. Quella di opposizione della Lega Nord. E quella dell’Idv che contiene molti punti in comune con quella di maggioranza. 
Il documento delle forze pro-Monti è firmato da Cicchitto (Pdl), Franceschini (Pd), Buttiglione (Udc), Pisicchio (Api) e Della Vedova (Fli). Secondo questa mozione, il presidente del Consiglio dovrà  illustrare all’Ue «gli sforzi dell’Italia» per il rientro del debito pubblico secondo «condizioni che non siano peggiorative del six pack», ovvero di tutti quei necessari regolamenti per la governance economica dell’Ue. La mozione oggi in discussione prevede anche impegni per rigore e crescita («un giusto equilibrio fra riduzione del deficit, stabilizzazione dell’euro e crescita»). Impegni per la lotta alla speculazione rafforzando «gli strumenti di intervento sui mercati finanziari al fine di stabilizzare le dinamiche dei debiti sovrani». Con la mozione congiunta i tre partiti chiedono pure che sia riconosciuto «un ruolo centrale della Bce, nel rispetto della sua indipendenza, per evitare una crisi di illiquidità », mentre impegnano il governo ad appoggiare una Tobin tax, «l’introduzione di una tassazione sulle transazioni finanziarie». Su questo punto (molto sentito dal Pd e meno dal Pdl) si sottolinea anche la necessità  di convincere pure la Gran Bretagna a stare dentro il patto. 
Non si differenzia di molto nei contenuti la mozione presentata dall’Idv. Il partito di Di Pietro sollecita «una politica comune della difesa europea», «il completamento del mercato interno» e «l’aggiornamento dell’accordo di Schengen». E propone di adottare «politiche e misure per garantire la stabilità  dell’euro» attribuendo alla Bce il potere di «concedere prestiti agli Stati avendo a garanzia anche gli asset dell’Agenzia europea sei beni comuni».


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