Al Giglio è allarme mareggiate il ministro: ancorate la nave spunta l’ipotesi di imbragarla

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ISOLA DEL GIGLIO – Scuote la testa, l’uomo che ha visto tanti disastri in mare e ha fatto di tutto per riparare i danni. «Usare le cime per bloccare una nave come questa? Ho molti dubbi. Non credo che, nel mondo, qualcuno sia riuscito a fissare con cavi e tiranti una nave grande come la Costa Concordia. Certo, si può provare, ma bisogna fare conti precisi. Tenere conto del dislocamento della nave (il suo peso, ndr), della forza delle correnti e delle probabili mareggiate… E poi bisogna trovare le bitte (i punti di ancoraggio) giuste, sia a terra che sulla Costa». Giorgio Botti, capitano di lungo corso, al ministero dell’Ambiente è conosciuto come “il marinaio”, perché è l’uomo che viene mandato sul posto quando una nave affonda o si rompe e il petrolio inquina il mare. Anche nei giorni scorsi si era parlato di fissare la Concordia nel punto in cui è andata a morire, impedendo così lo scivolamento verso l’abisso. Ma oggi è prevista la prima mareggiata, con vento di maestrale e onde alte 1,5 metri, e non si vedono nessun cavo di acciaio né altri sostegni per la nave che rischia di scomparire sotto l’acqua.
È lo stesso ministro Corrado Clini, in Senato, ad annunciare che l’imbragatura della nave è una delle ipotesi da studiare. «Non sono per niente tranquillo. Ho chiesto alla compagnia Costa e alla Capitaneria di predisporre ogni misura possibile per l’ancoraggio della nave. Capisco che l’operazione è difficile, perché la nave è appoggiata su un fianco e l’inerzia eventuale dello scivolamento potrebbe rendere difficile ogni ancoraggio». Nel pomeriggio, al Giglio, si è svolta una riunione con le istituzioni e tutte le forze impegnate nell’opera di soccorso. «Quella dell’ancoraggio – dice Leonardo Marras, presidente della Provincia di Grosseto – è una delle ipotesi allo studio. Ma non è che si possa partire già  domattina. Siamo ancora ai preliminari. La Costa Crociere, presente all’incontro, ha chiesto di poter studiare i fondali, per capire come intervenire. Non c’è soltanto l’ipotesi ancoraggio. La Costa pensa anche alla costruzione di un basamento artificiale. Prima di decidere, attendiamo progetti precisi. A 500 metri dalla Concordia c’è anche un relitto, ci sono reperti archeologici…». 
Già  il primo giorno dopo il naufragio le autorità  del porto avevano parlato di cime e cavi di acciaio. Poi non si è fatto nulla. C’era prima di tutto la ricerca dei vivi e dei morti, sospesa mercoledì e ripresa ieri pomeriggio. Non è stata trovata nessuna delle 24 persone ancora disperse. Sulla nave ci sono anche sommozzatori dei carabinieri incaricati dalla procura di perquisire l’alloggio del capitano Francesco Schettino e di aprire la sua cassaforte. L’operazione però non è ancora riuscita.


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