Al Giglio allarme contaminazione il mare restituisce altre due vittime

by Editore | 24 Gennaio 2012 7:40

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ISOLA DEL GIGLIO – Il primo “allarme contaminazione” è arrivato nella serata di ieri, con la nave sul fianco – è una nave, non ancora un relitto – illuminata a giorno. Al largo dell’Isola del Giglio alcuni residenti hanno avvistato una nuova chiazza d’olio. Questa è un’iridescenza di 300 metri per 200: idrocarburi, forse fuoriusciti dalla Concordia al momento del “crash” e riemersi in queste ore. Li sta trattando una nave della Castalia, la chiazza è stata circondata dalle panne d’ordinanza. D’altronde, l’ha confermato ieri il ministro dell’Ambiente, l’inquinamento del Giglio c’è già  stato. Ora si vuole evitare il disastro. All’undicesimo giorno partono infatti le operazioni di svuotamento del carburante a bordo della nave: 1380 tonnellate composte da un olio denso, gasolio marino e altri lubrificanti. La nave da crociera a Civitavecchia aveva fatto il pieno nelle sue tredici cisterne e gli uomini dell’olandese Smit, accompagnati da chiatte e rimorchiatori dei livornesi del Gruppo Neri, attaccheranno la prima cisterna a poppa, questa emersa. Per estrarre le prime 270 tonnellate ci vorranno due giorni. Per estrarre tutto il carburante, se il mare resta calmo, ce ne vorranno 28. 
Si potranno fare le due cose contemporaneamente: continuare a cercare dispersi (ormai si parla apertamente di vittime) e in parallelo far defluire il carburante. Le microcariche al ponte 4 e 5 degli incursori della Marina hanno aperto nuovi varchi per la ricerca dei corpi, ma hanno anche fatto uscire dalla nave sedie, bicchieri di plastica, soldi in contanti, gioielli. Il commissario Franco Gabrielli ha ottenuto di aprire sull’isola un deposito giudiziario dove poter sistemare i valori dei vivi e dei morti.
Ieri è arrivata la nona identificazione tra le quindici vittime accertate della Concordia. È Maria D’Introno, 30 anni, la sposina emigrata con la famiglia da Corato, provincia di Bari, a Biella. Non sapeva nuotare, ma era sulla crociera della Costa per accompagnare la festa dei 50 anni di matrimonio dei suoceri. A bordo c’erano anche il marito di Maria, Vincenzo, e i cognati. Nella notte del black out – venerdì 13 – a Maria era stato consegnato il salvagente, come ai cinque familiari, ma lei non l’è sentita di tuffarsi in mare. «Vincenzo la stava tenendo per mano, Maria si è aggrappata alla ringhiera ed è risalita». Gli speleo-sommozzatori hanno recuperato, ancora, il quattordicesimo e quindicesimo corpo. Altre due donne, loro ancora da identificare. Erano all’Internet Cafè, sul ponte 4. I dispersi ipotizzati sono 24, cifra mantenuta larga a causa della precarietà  della lista passeggeri. E il medico di bordo ha tolto speranze alla madre di Dayana Arlotti, 5 anni, e moglie di Williams. Ha raccontato «Quella sera Dayana e Williams erano sul ponte 4, il padre ripeteva che doveva recuperare le sue medicine. Gli ho detto che avrebbe potuto riacquistarle, la bimba piangeva. Poi li ho persi di vista, forse sono rientrati in cabina».

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