by Sergio Segio | 23 Gennaio 2012 17:01
Il parroco ha detto che la crisi economica e le enormi spese che la parrocchia deve sostenere non permettono di aiutare tutti quelli che vengono a chiedere un sostegno. Perciò “ho deciso di privilegiare chi è residente in questa parrocchia”, ha detto don Canonico, che ha continuato dicendo che “chiunque prima dà da mangiare ai propri figli e poi, se ne ha la possibilità , apre le porte anche agli altri”. Alcuni parrocchiani hanno ritenuto che queste parole non siano dettate dallo spirito cristiano che insegna di aiutare gli ultimi e i più deboli.
Nel difendere la sua decisione, il parroco triestino ha riferito di alcuni episodi spiacevoli, da cui deve aver tratto tratto la conclusione che gli aiuti elargiti ai poveri[1] italiani vadano a miglior fine di quelli destinati ai poveri stranieri: “Abbiamo pagato biglietti di viaggio a una famiglia dell’est che ci ha chiesto un aiuto per tornare a casa, per poi venire a sapere che hanno fatto il giro di tutte le parrocchie ricevendo contributi senza usare quei soldi per ritornare in patria”. E precisa l’interpretazione dell’insegnamento di Gesù a cui la sua opera caritatevole fa riferimento: “Il Vangelo dice di essere buoni, non sprovveduti”.
Don Canonico ha raccontato di dover affrontare molte spese e ha lamentato la scarsità di offerte dei fedeli. A chi ha criticato la sua decisione, il parroco ha rivolto un invito: “Si metta le mani in tasca e partecipi attivamente”.
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