A Roma il console fascio-rock Il ministro richiama Vattani

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ROMA – Il console “fascio-rock” Mario Vattani è stato richiamato a Roma. E molto probabilmente non farà  più ritorno ad Osaka per continuare nella sua missione. Al massimo un altro viaggio per chiudere casa e mettersi a disposizione del ministero. Ieri ufficialmente la Farnesina non si è espressa, ma fonti del governo confermano che il ministro Giulio Terzi, pur volendo rispettare alla lettera le procedure amministrative per l’eventuale punizione del diplomatico (secondo indiscrezioni già  ieri in volo verso l’Italia), ha deciso che politicamente mantenere ancora il console fascio-rock in Giappone non era più tollerabile.
La storia del diplomatico è esplosa alla fine del 2011, quando da Youtube è stato rilanciato il video di un concerto; il console è il “vocalist” di un gruppo rock fascista. Vattani si esibisce durante un festival di Casa Pound, la casa dei fascisti romani; nel testo delle sue canzoni, nei suoi interventi, il console inneggia alla Repubblica di Salò, contro la «Repubblica degli epurati» che poi sarebbe la Repubblica italiana che pure ha giurato di servire. Il pubblico rispondeva alle sue strofe con il saluto romano. Per alcune settimane il ministro-ambasciatore Terzi aveva sperato che il caso potesse seguire la normale procedura burocratico-disciplinare (lettera di contestazione, risposta del diplomatico, avvio eventuale di un procedimento davanti alla Commissione di Disciplina). Anche perché Mario è figlio di Umberto, ex segretario generale del ministero, potente e temuto dallo stesso Terzi per la sua capacità  di influenza del potere politico, ma anche per la conoscenza perfetta dei meccanismi burocratici e giudiziari che regolano il ministero e la giustizia italiana. Terzi alla fine del 2011 aveva deciso di deferire Vattani alla Commissione di disciplina del ministero, facendo scrivere in un comunicato che la procedura avrebbe dovuto seguire «il suo corso, nel pieno rispetto della normativa vigente, con ogni possibile rapidità  e secondo criteri di trasparenza». Adesso la decisione di accelerare il caso, con la convocazione a Roma di Vattani.
Il giovane Vattani, in arte “Katanga”, era stato dal 2008 al 2011 consigliere diplomatico del sindaco di Roma Gianni Alemanno. Nello staff del sindaco aveva ritrovato tanti ex camerati che con lui avevano condiviso la militanza nell’estremismo romano; fra gli altri Stefano Andrini. È lo stesso Stefano Andrini con cui Vattani ha subito un processo per il pestaggio di due giovani di sinistra davanti al cinema Adriano di Roma alla fine degli anni ‘80. 
Sabato Alemanno, in un intervento a “Che tempo che fa”, aveva bollato come «brutta perfomance» quella di Vattani, condividendo la necessità  di «sanzioni». Un segnale importante è arrivato in queste ore anche da Riccardo Pacifici, presidente della comunità  ebraica romana: sostiene di «accogliere con soddisfazione la notizia del richiamo a Roma del console italiano ad Osaka (…) dimostrazione della sensibilità  del ministro Terzi, che non da oggi ha dimostrato attenzione ai sentimenti di Israele, dove è stato ambasciatore, e della comunità  ebraica». Pacifici ricorda di essere rimasto «sbalordito e deluso quando ho appreso della vicenda. Anche perché avevo conosciuto personalmente Vattani quando era consigliere diplomatico del sindaco Alemanno. Mi auguro che l’esito dell’inchiesta sia chiaro e netto. Come cittadino romano l’idea che io debba essere rappresentato nel mondo da persone che hanno espresso quelle ideologie, mi fa inorridire e penso che Vattani meriti di essere allontanato velocemente» dal Giappone.


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