Zucchero e Gasolio, la Corsa della Spesa

by Editore | 16 Dicembre 2011 8:12

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 Tutto è legato. La crisi internazionale del debito sovrano, l’andamento delle quotazioni delle materie prime, le varie manovre del governo (in carica e precedente) per far tornare i conti pubblici — dall’aumento dell’Iva alle nuove accise sui carburanti — finiscono per far lievitare lo scontrino della spesa delle famiglie italiane. Gli ultimi dati dell’Istat, guardati da vicino, dicono che i prezzi dei prodotti acquistati con maggiore frequenza sono aumentati su base mensile dello 0,4% e del 4,2% su base annua.
Dunque, se è vero che l’inflazione acquisita per il 2011 si stabilizza al 2,7% e il dato di novembre registra una diminuzione dello 0,1% rispetto ad ottobre attestandosi al 3,3%, i generi alimentari, le bevande, gli alcolici, i tabacchi, le spese per l’affitto, i servizi per la manutenzione della casa, i carburanti e i trasporti urbani hanno subito un’impennata. Risultato dell’aumento dei prezzi è la riduzione del potere d’acquisto delle famiglie. Il Codacons ha già  fatto i conti e la cifra si aggira sui mille euro: «Questa inflazione — spiega l’associazione dei consumatori — equivale a una stangata su base annua pari a 970 euro, che i pensionati e i dipendenti pubblici, a cui Berlusconi prima e Monti poi hanno bloccato l’indicizzazione, non riceveranno certo im più rispetto all’attuale stipendio o pensione». «I dati Istat dimostrano — ragiona il Codacons — che l’impennata dei prezzi di settembre e di ottobre e il fatto che a novembre sostanzialmente non scendono, restando altissimi nonostante il crollo della domanda avrebbe dovuto farli precipitare, è dovuta all’aumento dell’Iva e delle accise». I rincari record su base annua riguardano lo zucchero (+17,2%) e il caffè (+16,5%), seguiti dalla verdura fresca (+5,9%), dai formaggi (+5,1%) e dalla frutta fresca (+4,4%). Più contenuto invece l’aumento della carne (bovina +2,6%, suina +1,7%). Insomma, il carrello della spesa è diventato più costoso ma non a vantaggio dei coltivatori: «Da questi rincari — sottolinea Confagricoltura — non viene alcun beneficio per gli agricoltori, colpiti dagli aumenti sia come consumatori sia come imprenditori, visto che da tempo si trovano a dover fare i conti con costanti rialzi dei mezzi di produzione». Ma soprattutto «questi dati sono antecedenti all’entrata in vigore della manovra, i cui effetti si sentiranno nei prossimi mesi». Coldiretti spiega invece nel dettaglio gli aumenti. Il costo della tazzina di caffè, che in Italia ha avuto un rincaro quasi sei volte superiore a quello medio degli alimenti, sconta l’andamento delle quotazioni delle materie prime. Mentre «l’effetto valanga» sul prezzo finale di vendita dei prodotti di largo consumo come cibo e bevande «in un Paese come l’Italia dove l’86% dei trasporti commerciali avviene su gomma è dovuto all’aumento dei carburanti». Le percentuali dell’Istat indicano rincari a due cifre per i carburanti (14,3% l’inflazione acquisita), con il prezzo della benzina che aumenta su base annua del 16,6% e quello del gasolio del 21,1%. Mentre il gas naturale ha registrato un +13,2%.
Congiuntura economica, materie prime e manovre finanziarie: ecco come sono aumentati i prezzi. Per Rosario Trefiletti, presidente di Federconsumatori, oltre a questi «condizionamenti complessivi» si deve considerare anche un altro fattore, ovvero «la struttura della filiera non molto razionale, con dei moltiplicatori eccesivi, una filiera non moderna e gli effetti speculativi connessi». Resta il problema per le famiglie italiane del rincaro dei prezzi. «Non ci sono soluzioni ma solo difese da mettere in atto — continua Trefiletti —. E le strategie sono sempre le stesse. Il principio base è il confronto dei prezzi. Poi bisogna tenere presente che per l’agroalimentare i mercati sono più convenienti, mentre la grande distribuzione offre un risparmio del 15-20% sui prodotti confezionati».

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