Violenza razzista: 148 vittime negli ultimi vent’anni. Soprattutto migranti
Almeno 148 persone sono state uccise da attivisti di destra in Germania dal 1990, anno della riunificazione, ad oggi: soprattutto immigrati, ma anche avversari politici, senzatetto considerati «asociali», agenti di polizia. A questo totale si arriva sommando alle 138 vittime finora registrate dal quotidiano Tagesspiegel, che dal 2000 aggiorna con scrupolo la tragica lista, dieci persone che solo da novembre sappiamo essere state uccise da una cellula neonazista: otto immigrati turchi e uno greco, ammazzati uno dopo l’altro in diverse città tra il 2000 e il 2006 nelle piccole botteghe o rosticcerie che gestivano, e una donna poliziotto, che ancora non si capisce perché sia stata presa a bersaglio.
La scoperta casuale di questa cellula, che si era autoproclamata NationalsozialistischerUntergrund (gruppo clandestino nazionalsocialista), in sigla Nsu, e che per 13 anni ha potuto operare indisturbata con terrificante spietatezza – grazie anche a molti “errori” dei servizi di sicurezza, talmente madornali che viene da pensare a qualche complicità – ha riacceso la discussione sull’estremismo di destra, e sui motivi che hanno portato in passato a sottovalutarlo. E si torna a proporre il divieto del partito nazionaldemocratico Npd, polo “legale” dell’estrema destra, ma legato da mille fili al sottobosco squadrista.
La cellula poteva contare su tre militanti a tempo pieno, due uomini e una donna.Tre altri estremisti di destra sono stati finora arrestati per favoreggiamento, e la ricerca di complici è solo all’inizio. Componevano il nucleo terrorista il 38enne UweMundlos e il 34enne UweBà¶hnardt, trovati morti il 4 novembre a Eisenach in Turingia all’interno di un furgone da campeggio, segnalato alla polizia come veicolo di fuga dopo una rapina in banca. Agiva e abitava con loro la 36enne Beate Zschà¤pe, che si è consegnata alla polizia dopo aver fatto saltare con esplosivo l’appartamento comune, nell’intento, non completamente riuscito, di distruggere le tracce. La Zschà¤pe è agli arresti con l’accusa di partecipazione a un’associazione terroristica, e finora non ha rilasciato dichiarazioni.
Il tre, attivi sin da ragazzi tra i neonazisti di Jena, in Turingia, erano riusciti a sottrarsi all’arresto nel 1998 nonostante la polizia avesse trovato 1,4 chili di dinamite in un loro garage. Da allora si erano tenuti nascosti.
A Mundlos e Bà¶nhardt la polizia attribuisce 14 rapine in banca, con un bottino di circa 600mila euro. L’ultima rapina è andata male. Probabilmente i due avevano concordato di non farsi prendere vivi. Vistosi circondato dagli agenti, Mundlos ha ucciso Bà¶hnardt con un colpo di pistola alla testa. Prima di uccidersi a sua volta, ha dato fuoco al furgone.
Nonostante il principio d’incendio nel camper e l’esplosione nell’abitazione la polizia ha recuperato molte armi, e supporti di memoria elettronici almeno in parte leggibili.
Tra le armi la pistola d’ordinanza sottratta a Michelle Kiesewetter, la poliziotta 22enne uccisa nel 2007 a Heilbronn. E una Ceska 83, la pistola cecoslovacca che ha sparato colpi mortali in tutti i nove agguati ai negozianti immigrati.
Questi omicidi, e anche due attentati con esplosivo a Colonia, il primo in un negozio di stranieri col ferimento della figlia del proprietario, il secondo con una bomba infarcita di chiodi esplosa in una strada frequentata da turchi, ferendo 22 persone, sono esplicitamente rivendicati in un video a firma Nsu. I tre avevano registrato i loro crimini a futura memoria. Il video, probabilmente spedito da Zschà¤pe prima del suo arresto, è stato nel frattempo recapitato a organizzazioni di sinistra e di migranti.
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