Uruguay: dal Senato, via libera all’aborto
Ora manca l’approvazione della Camera dei deputati, che dovrebbe esprimersi nei primi mesi del 2012.
Durante la discussione del testo di legge, le donne e la sinistra avevano manifestato ripetutamente in tutto il paese, opposte ai «movimenti per la vita» che ieri erano (più numerosi) presenti davanti al Senato. Il presidente della Repubblica, l’ex guerrigliero tupamaro José «Pepe» Mujica, in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne aveva esplicitamente affermato che avrebbe sostenuto la legge. Di parere opposto era stato, nel 2008, Tabare Vasquez, il primo presidente di centrosinistra del paese, che aveva posto il suo veto a una legge analoga adottata dal parlamento: per ragioni etiche, aveva detto.
Il testo di legge approvato ieri è stato proposto dal Frente amplio, la coalizione di sinistra che governa il paese e che ha maggiormente contribuito all’esito del voto con 16 sì sui 17 ottenuti, su un totale di 31 senatori.
In base alle norme attuali, in vigore dal 1938, le uruguayane che ricorrono all’aborto possono essere condannate fino a nove mesi di carcere che diventano 24 per chi ha effettuato l’intervento. Una legge «inefficace, ingiusta e discriminante», ha detto in aula la senatrice Monica Xavier, che ha stilato il testo: una norma «che penalizza le più povere, mentre quelle facoltose hanno i mezzi finanziari per andare all’estero o per abortire nelle cliniche private clandestine».
Così non faremo che «incitare le donne ad abortire», ha detto il senatore del Partito nazionaleCarlos Moreira (di opposizione), rilevando che il testo non prevede che il padre venga consultato nella decisione. Ma la senatrice Monica Xavier, del Partito socialista, ha ribattuto: «La legge in vigore mostra la discriminazione fra uomini e donne nell’accesso ai propri diritti. Da sempre gli uomini pretendono di decidere sul corpo della donna col pretesto di stabilire cosa sia bene o male per la sua salute».
Secondo numerose inchieste condotte in Uruguay, tra il 57% e il 63% degli intervistati è favorevole a una legge per l’interruzione volontaria di gravidanza. Se il testo sarà approvato dalla Camera, l’aborto sarà totalmente gratuito per le donne che ne faranno richiesta e il servizio sanitario pubblico sarà obbligato ad applicarlo.
In America latina, solo Cuba, Porto Rico e Messico (dove l’applicazione dell’Igv dipende però dalla legislazione dei singoli stati) autorizzano l’interruzione volontaria di gravidanza. In altri paesi, l’interruzione volontaria di gravidanza è consentita solo in caso di malformazione del feto, di stupro o di rischio per la madre, in altri ancora è totalmente proibita. Secondo le statistiche di alcune Organizzazioni non governative impegnate nella difesa dei diritti delle donne, in Uruguay ( un piccolo paese di 3,5 milioni di persone) vi sono circa 30.000 aborti all’anno, e 47.000 nascite.
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