Ungheria, i giudici nel mirino dell’ultradestra

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BERLINO – In Ungheria tira aria di golpe bianco del governo di destra nazionale contro i principi costitutivi della democrazia e dell’Unione europea. Forte di una maggioranza di due terzi dei legislatori, la Fidesz, cioè il partito del premier Viktor Orban, sta per introdurre cambiamenti radicali. Primo, nuove procedure parlamentari per poter trasformare un decreto in legge in due giorni, con voto in corsa senza obbligo di esteso dibattito in Parlamento. Secondo, quello che alla Banca centrale europea (Bce), alla Commissione europea e al Fondo monetario internazionale (Fmi) appare un preoccupante taglio dell’indipendenza della Magyar Nemzeti Bank, la Banca centrale. Terzo, la giustizia: l’apparato giudiziario è ormai controllato dall’Ufficio nazionale della giustizia, guidato dalla signora Tuende Hando, vicinissima al capo dell’esecutivo e amica di sua moglie, col potere di nomina dei giudici. La Bce di Draghi, Bruxelles e il Fmi protestano.
«Lanciamo un appello alla lotta contro le leggi che il governo vuol far passare il 23 dicembre, gli ultimi chiodi per sigillare la bara della democrazia», proclama il partito di opposizione verde/liberal Lmp, che chiama a una manifestazione. Bce, Commissione europea e Fmi protestano. L’ambasciatore Usa in Ungheria, signora Eleni Tsakopoulos Kounalakis, si dice «inquieta» per la democrazia nel paese. La riforma dello statuto della Banca centrale è stata accolta con «gravi preoccupazioni» dalla vicepresidente della Commissione europea, Viviane Reding, e dalla Bce, mentre il Fmi ammonisce che «un’erosione dell’indipendenza dell’istituto sarebbe grande motivo d’inquietudine». Il ministro dell’Economia Gyorgy Matolcsi ha detto che la legge andrà  avanti, ma in una concessione a Bruxelles, Francoforte e Washington il governo appronta emendamenti: assicurazioni formali che l’indipendenza della Magyar Nemzeti Bank non sarà  violata. Passo forse obbligato, dopo che Fmi e Ue avevano interrotto i negoziati sul credito del Fondo (si parla di 15-20 miliardi di dollari) ritenuto indispensabile a evitare un default magiaro. Ma resta nel progetto di legge l’aumento del board (consiglio monetario) della Banca a nove membri, di cui sei di nomina parlamentare.
Non va meglio per la Giustizia. Con i suoi estesi poteri l’Ufficio nazionale della giustizia (Obh) può nominare i giudici. Dopo la legge-bavaglio e la nuova Costituzione di stampo nazionalista-autoritario, la Fidesz sta trasformando sempre più l’Ungheria da democrazia parlamentare a Stato in mano a un partito. Ma la Consulta si ribella: ha bocciato l’obbligo dei giornalisti di rivelare le loro fonti alla Nmhh, l’autorità -grande fratello di controllo sui media. Lo scontro sul futuro a Budapest è ancora aperto


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