by Editore | 18 Dicembre 2011 10:02
Di più: nessuno è profeta in patria (una vecchia storia), ma ormai Marchionne viene discusso (nel senso di criticato o apprezzato) quasi solo sulla stampa in Italia, mentre all’estero gode di un prestigio che in alcuni casi sfiora il compiacimento. L’ultima sviolinata gli arriva dal Financial Times , che titola «Il capo della Fiat emerge come il primo riformatore italiano». C’è un innamoramento idelogico per Marchionne. Il manager viene infatti descritto come «il vero riformatore» del paese, un gradino sopra il governo dei «tecnici» di Monti. Perché è l’unico capace di sfidare e vincere le due «lobby più potenti», il sindacato e la Confindustria, perché è l’unico a essere riuscito a imporre nuovi contratti di lavoro più flessibili. Un mito della modernità , insomma, in chiave così liberista che Ft rinvanga per l’occasione modelli thatcheriani, tanto per spiegarsi meglio ai lettori d’oltre Manica. Il salvatore della patria (altrui) Nell’articolo si racconta poi come in America, tra gli operai della Chrysler, Marchionne venga chiamato «Sergio» e come nella nuova fabbrica di Pomigliano alcuni operai parlano di lui come di una «rivoluzione». Per essere il principale quotidiano economico del mondo, stupisce però che Ft non metta nemmeno un numero sulla Fiat. A sostegno del suo articolo, il quotidiano britannico ricorda la copertina del settimanale Time dedicata a Marchionne quale salvatore della patria automobilistica americana, dimenticando di scrivere come quella cover (Car Star) non sia apparsa soltanto sull’edizione Usa. Dove Time ha tolto la foto del manager italiano e messo un titolo più nazional-popolare: «Come l’America ha ricominciato a vendere automobili». Dentro, si racconta correttamente di Chrysler vada molto meglio, ma non si dice quasi nulla della Fiat. Meno 500.000 Fiat nel 2012 Per saperne di più bisogna andare ancora all’estero, ma su Automotive News Europe , rivista specializzata che non fa sconti a nessuno. La Fiat, si legge, prevede di tagliare 500.000 auto dall’obiettivo di produzione 2012 (2,7 milioni di unità ). Di fatto, la Chrysler centrerà le previsioni di 2,4 unità , la Fiat no; mentre per il 2014, oggi Marchionne conferma l’obiettivo di vendere complessivamente 5,9 milioni di veicoli. Cosa che era già apparsa complicata quando fece il primo annuncio nell’aprile del 2010, ma che adesso appare ancora più straordinaria: perché, per centrare i 5,9 milioni, deve vendere 1,3 milioni di veicoli in più in due anni, che equivale – annota Automotive News Europe – a una crescita rispettivamente per ogni gruppo del 14 e del 12 per cento. Più che una riforma, questa sì sarebbe una rivoluzione.
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