Tutti i numeri dell’evasione dai gioielli alle auto di lusso

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ROMA — Vale dieci volte la manovra del governo Monti. E quindi basterebbe non solo a evitare le lacrime di un ministro e di milioni di italiani ma anche a mettere per sempre in sicurezza i nostri conti pubblici. Stima l’Istat che in Italia in un anno l’evasione fiscale e il sommerso raggiungano i 275 miliardi di euro. È la stessa cifra che fattura l’industria mondiale del legno, oppure quella nazionale (ma fiorente) della corruzione russa. Tradotta in denaro sottratto al Fisco sono 120 miliardi, secondo il direttore dell’Agenzia delle entrate Attilio Befera. In media vuol dire che ogni contribuente nasconde allo Stato 2.093 euro, il 13,5% del proprio reddito, uno stipendio. Solo che anche in campo fiscale bisogna applicare la regola dei polli di Trilussa. Pochi mesi fa l’Herald tribune ha scritto che l’evasione è il nostro vero sport nazionale. E allora, come per tutti gli sport, si può fare un ritratto sociologico del Paese, vedere dove è praticato di più e da chi. Gli uomini evadono più delle donne, i giovani più degli anziani. E se il grosso del buco nero è al Nord in media quelli più furbi vivono al Centro. Ma la vera differenza sta nella fonte del reddito. Secondo il rapporto del gruppo di lavoro sulla riforma fiscale i veri campioni appartengono a due categorie: i lavoratori autonomi o gli imprenditori che dichiarano la metà  del loro reddito reale nascondendo al Fisco più di 15 mila euro a testa. E, soprattutto, i proprietari di case, negozi e appartamenti che dalla dichiarazione tengono fuori oltre l’80% delle loro entrate, quasi 18 mila euro ciascuno. Altro che i 2 mila euro a testa calcolati alla Trilussa. C’è poi un altro settore che fa venire qualche dubbio, il commercio. Queste non sono stime ma le dichiarazioni del 2008, ultimo anno disponibile per gli studi di settore. Le discoteche e i locali da ballo sono addirittura in perdita: dichiarazione media meno 6 mila euro. Sotto zero, e quindi sotto la soglia della povertà  se non della fame, anche i centri benessere con meno 3.200 euro e gli impianti sportivi con meno 1.300. Ma anche chi qualcosa la guadagna è costretto a una vita monastica: i ristoratori dichiarano in media 13.800 euro, i parrucchieri 12.500, i gioiellieri 16.300. Tutti intorno ai mille euro lordi al mese. Come un ragazzo al primo contrattino che si porta il panino da casa. Possibile? Se la tassazione si deve spostare dalle persone alle cose, cambiare inquadratura può aiutare a comprendere meglio. L’anno scorso sono state vendute 206 mila auto di lusso, prezzo sopra i 103 mila euro. Eppure, nello stesso anno, solo 72 mila contribuenti hanno dichiarato un reddito superiore ai 200 mila euro. D’accordo che nessuno vuole lo Stato di polizia, ma gli altri 130 mila italiani il macchinone con quali soldi se lo sono comprato? Discorso simile per le barche di lusso, quelle superiori ai 10 metri. Secondo i dati dell’anagrafe tributaria ricordati dal Sole 24Ore ben quarantaduemila sono intestate a persone che dichiarano 20 mila euro l’anno, e che quindi hanno sfondato la favolosa soglia dei 1.500 al mese, sempre lordi. Stesso stipendione dichiarato da altri 518 italiani che in casa hanno addirittura l’elicottero o l’aereo. Poveri con il jet, poveri con lo yacht o almeno con il suv. Del resto 9 italiani su dieci dichiarano meno di 35 mila euro l’anno, la metà  addirittura meno di 15 mila. Quanti saranno i furbi? Negli ultimi 10 anni sono stati scovati 350 mila evasori totali, che al Fisco non dichiaravano nemmeno uno spicciolo. Ma ancora di più sono quelli parziali. E non per forza vip, che almeno finiscono in prima pagina e di solito patteggiano restituendo il malloppo. Neanche un mese fa, una coppia di Verona è stata denunciata dalla Guardia di Finanza. Avevano venduto dei terreni diventati edificabili, nei loro conti all’estero erano accumulati 200 milioni di euro. Negli ultimi due anni, insieme, avevano dichiarato 6 euro. Lorenzo Salvia


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