Tetto ai voli e ristorante più caro l’austerity 2012 della Camera

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ROMA – Ai deputati non l’hanno ancora comunicato, la nota ufficiale dei questori sarà  recapitata solo al rientro dalle vacanze. Ma da gennaio, addio voli gratis e senza limiti per l’Italia. La stretta, dopo vitalizi e indennità , inciderà  anche sul pacchetto di benefits strettamente connessi all’attività  parlamentare. L’onorevole per tornare nella città  d’origine o per spostarsi da un punto all’altro del territorio nazionale dovrà  attingere al plafond che la Camera metterà  a disposizione di ciascun gruppo. 
Montecitorio conta di risparmiare così un milione di euro nel 2012, passando da 9,4 a 8,4 milioni. Quel che conta, in questi tempi di austerity, è il messaggio. E quello trasmesso dal bilancio interno della Camera approvato ieri dall’Ufficio di presidenza guidato da Gianfranco Fini risente del clima. La Camera l’anno prossimo costerà  sempre più di un miliardo – un miliardo e 55 milioni, anziché il miliardo e 70 milioni di quest’anno – ma riesce a ridurre le spese del 2,47 per cento. Sulla scia del trend, pur faticosamente virtuoso, che va avanti da almeno un paio d’anni. E sul quale non è stato ancora calcolato il risparmio derivante dal taglio alle indennità  o ai rimborsi spese dei parlamentari che scatterà  da gennaio: si attendono le risultanze della commissione Giovannini. Non si risparmia nemmeno il 3 per cento. Il bilancio però è ingessato per la metà  dai circa 500 milioni assorbiti dal personale in servizio e in pensione e per 161 milioni da tutti gli emolumenti percepiti dai 630 deputati (nel 2011 costavano 167 milioni). Da gennaio i parlamentari si pagheranno la pensione, col passaggio al contributivo, come i dipendenti di Camera e Senato. Sta di fatto che nel 2012 la voce “Deputati cessati dal mandato” graverà  come l’anno precedente per 139 milioni di euro. Variazione di spesa uguale a zero. Risparmi in futuro. Dunque, a conti fatti le spese fisse costituiscono i quattro quinti del totale. 
Ma nel vortice della casta sotto tiro, i segnali contano più delle cifre, come sanno bene a Montecitorio. E allora finisce col far notizia la mezza rivoluzione in arrivo per ristorante degli onorevoli e buvette (spesa da 5,5 a 4,5 milioni di euro): da gennaio il costo di un pasto completo al ristorante aumenta del 20 per cento (destinato a costare non meno di 20 euro al deputato e al giornalista). La quota a carico dell’amministrazione passa dai 29 euro di oggi a 18). Ma soprattutto una delibera dei questori ha già  sancito che da fine 2012 il ristorante sarà  trasformato in un più modesto self-service. Un anno di proroga all’attuale gestore, poi affidamento in concessione. Lo stesso accadrà  al Senato, dopo il crollo degli avventori, causa triplicazione dei listini, e relativi licenziamenti. Insomma, da gennaio 2013, onorevoli con vassoio e addio ai camerieri. Con un vantaggio per loro: un pasto completo dovrebbe costare non più di 15 euro. Cura dimagrante per i gruppi parlamentari, sebbene di 2 milioni (da 36 a 34). Il colpo grosso, i 14 milioni risparmiati per la rinuncia ai locali di Palazzo Marini. 
La Camera fa quadrato e i collegi dei questori, nella relazione di accompagnamento al bilancio, denunciano le «perduranti campagne stampe pervicacemente denigratorie dell’istituzione». Le definiscono «una deriva», a fronte di «un costo essenziale per il funzionamento della democrazia».


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