by Editore | 21 Dicembre 2011 9:02
MILANO – Sarà l’arma di fine di mondo, o un pericoloso palliativo per drogare i mercati mobiliari? Il 2012 darà le risposte, mentre oggi alle 11,15 si saprà la domanda, di liquidità illimitata a 36 mesi che la Bce offre agli istituti. Gli analisti citati da Bloomberg prevedono che 300 miliardi di euro saranno richiesti, al tasso dell’1%, per tre anni dagli istituti a fronte di titoli in garanzia (anche di scarsa qualità ). L’istituzione retta da Mario Draghi pone condizioni di favore paragonabili al post crac Lehman, per evitare che la circolazione monetaria si blocchi.
Ma la partita si gioca su almeno quattro fronti, tutti delicati: liquidità , aste titoli di stato, capitale delle banche e loro crediti. I segnali della vigilia parrebbero chiari, già si parla di rally prenatalizio. «Gli spread del settore finanziario ancora non si sono adeguati alla curva dei rendimenti italiani e spagnoli, chiusa nettamente dall’annuncio dell’asta Bce a 3 anni – scrive Morgan Stanley –. L’asta, con effetti benefici sul debito sovrano e il funding bancario, è un motivo in più per guardare costruttivamente al futuro». Tuttavia sono ancora molte le incognite. Non sarà scontato che, secondo la moral suasion espressa da Draghi, le banche usino la liquidità a tre anni della Bce per comprare altri govies. Anche perché la loro priorità 2012 sarà non ritirare il credito a famiglie e imprese, come ha detto l’ad di Unicredit, Federico Ghizzoni, e ha ribadito Emma Marcegaglia (Confindustria). Ieri Equita sim ha scritto: «Ci aspettiamo che la liquidità Bce sia utilizzata anzitutto per finanziare gli impieghi, potrebbe inoltre indirizzarsi all’acquisto di bond bancari propri (buyback) o di altre banche». E Bill Gross, guru obbligazionario mondiale di Pimco, ha vergato un editoriale molto critico sul Financial Times, ed evocato su Twitter il gioco delle tre carte, «la prova che è possibile prendere liquidità da una mano e darla a un’altra».
L’Italia segue gli sviluppi con particolare sussiego. L’anno prossimo il Tesoro deve trovare circa 350 miliardi di euro tra Bot (130), nuovo deficit da finanziare (fino a 30) e Btp (195); solo tra febbraio e aprile ci sono circa 150 miliardi da emettere. L’agenda si incrocia con la prossima asta Bce a 36 mesi di fine febbraio, che accetterà come collaterali anche crediti e mutui. Ma anche con i piani di patrimonializzazione delle banche: entro il 20 gennaio 70 istituti d’Europa devono dire ai controllori nazionali come arriveranno al 9% di Core tier 1. In Italia, Unicredit, Mps, Banco popolare e Ubi dovranno trovare 15 miliardi, con effetti destabilizzanti, specie a Verona e Siena. «L’Eba crea ulteriore pressione sui bilanci bancari, con rischi di credit crunch – ha detto il senior vice president di Moody’s, Alain Laurin, in audizione alla Camera -. La sfida è trovare un compromesso sui tempi, tra un’accelerazione troppo rapida e una troppo lenta». Dal 20 gennaio ci sarà un mese per negoziare tempi e condizioni meno penalizzanti.
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