by Sergio Segio | 11 Dicembre 2011 8:29
Ne è convinto il ministro degli Esteri italiano Giulio Terzi che ieri ha incontrato alla Farnesina una delegazione del Consiglio Nazionale Siriano (Cns) che raggruppa le principali forze dell’opposizione a Bashar Assad. «L’Italia ha una sua sensibilità politica nella regione – detto Terzi — per i suoi rapporti forti con il popolo siriano. Il nostro primo obiettivo è arrivare a un processo di stabilizzazione del Paese e a una via d’uscita da questo terribile frangente di violenze e morte». Il bilancio della repressione da parte del regime, dopo nove mesi, è pesantissimo. Stime ufficiali parlano di 4.500 morti ma Burhan Ghalioun, il sociologo della Sorbona che dallo scorso agosto è presidente del Consiglio Nazionale Siriano, ha riferito che le persone in patria riferiscono «di diecimila morti che si aggiungono ai ventimila scomparsi e ai settantamila arrestati». Ghalioun ha chiesto a Terzi e al resto della comunità internazionale di far pressione sulla Russia perché accetti di varare una risoluzione Onu contro Damasco. «È responsabilità dell’Onu proteggere la popolazione siriana – ha aggiunto il presidente del Cns -. Nel mio Paese non c’è una guerra civile ma un regime dittatoriale che cerca di reprimere il suo popolo e di mettere le varie comunità una contro l’altra». Terzi ha assicurato che il governo italiano proseguirà a lavorare per una risoluzione al Consiglio di sicurezza dell’Onu che «chiarisca erga omnes l’impostazione di pressione economica sul regime». Tra i problemi affrontati ieri a Roma c’è stato anche quello, importantissimo, dell’assistenza ai civili. «Abbiamo discusso delle modalità per far pervenire gli aiuti umanitari nei Paesi limitrofi — ha spiegato il ministro —. Alcuni interventi sono già in corso per esempio nei campi profughi in Giordania, Libano e Turchia. Stiamo operando in questa direzione, soprattutto in campo medico». L’Italia, poi, non scarta a priori l’ipotesi della creazione di corridoi umanitari: «Su questo – dice Terzi – non ci sono piani specifici ma quando ci saranno siamo disposti a valutare le proposte». Anche se il problema, avverte la Farnesina «è complesso per via dello spiegamento di forze del regime e perché è prevedibile che la Siria non darebbe il suo consenso» a un’operazione del genere. Una soluzione potrebbe essere rappresentata dall’arrivo a Damasco degli osservatori della Lega Araba per stabilizzare alcune zone e favorire l’accesso degli aiuti. Ma anche su questo il sì di Damasco tarda ad arrivare. Monica Ricci Sargentini
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