Telethon: donazioni via BNL, la banca del gruppo più armato d’Italia
Non ho motivo di dubitare della trasparenza di Telethon: i suoi bilanci, nei quali ogni anno la fondazione spiega come ha investito i soldi donati dagli italiani sono certificati da revisori esterni e sono disponibili online.
Mi permetto, invece, di sollevare qualche dubbio riguardo alla trasparenza della banca sulla quale confluiscono le donazioni: la Banca Nazionale del Lavoro (BNL) del gruppo BNP Paribas. La BNL è uno dei due “partner principali” di Telethon e – come spiega il sito – “è al suo 20° anno di partnership”. “La sua vicinanza a Telethon ha soprattutto realizzato negli anni un modello di responsabilità sociale d’impresa caratterizzato dalla partecipazione volontaria del personale e dall’impegno continuo: la raccolta prosegue tutto l’anno, non solo in occasione della maratona”.
Dal sito della BNL (gruppo BNP Paribas) si può accedere a numerose informazioni che spiegano questa partnership, scoprire i diversi modi con cui è possibile donare tutto l’anno, acquistare “prodotti etici BNL per Telethon”, tra cui la carta prepagata “MyCash BNL per Telethon” e investire in un fondo comune d’investimento solidale denominato “BNL per Telethon”: questo fondo comune – si legge sul sito – è stato creato dalla BNL nel 2000 ed “osserva una politica d’investimento che esclude sia gli Stati che non rispettano i diritti umani sia le aziende che operano in attività lesive della salute, della dignità umana e dell’ambiente”. Una descrizione ineccepibile, accompagnata, tra l’altro, da un dettagliato “Codice Etico” (in .pdf) che si applica a BNL S.p.A. e alle sue Controllate. Ma si applica anche al Gruppo BNP Paribas? (di cui la BNL è parte). Teniamo per il momento la questione in sospeso.
Nel “Codice Etico” si legge che “Il Gruppo BNL opera in tema di commercio di armamenti nel pieno rispetto della legislazione italiana, che vieta tutte le operazioni riguardanti materiali di armamento che siano in contrasto con la Costituzione, con gli impegni internazionali dell’Italia e con i fondamentali interessi della sicurezza dello Stato”. Segue quindi una specificazione importante: “La Banca si impegna a limitare le proprie attività relative alle operazioni di esportazione importazione di materiale d’armamento unicamente a quelle verso Paesi UE e NATO nell’ambito delle rispettive politiche di difesa e sicurezza” (p. 17): si tratta di una autolimitazione che la BNL ha annunciato già dal 2003. Ma è stata di fatto applicata?
Per saperlo occorrerebbe avere un dettagliato rapporto di queste operazioni attraverso delle relazioni specifiche o i Bilanci Sociali della BNL: in questi ultimi, invece, da diversi anni si possono rintracciare solo gli “importi complessivi” e le percentuali di “quota di mercato” delle operazioni per “esportazioni definitive” assunte dalla BNL. Si tratta di dati già disponibili attraverso la Relazione annuale della Presidenza del Consiglio sulle esportazioni di armamenti e tecnologie militari italiani.
Dalle Relazioni ufficiali della Presidenza del Consiglio si apprende però anche qualcos’altro che il “Bilancio Sociale” della BNL non riporta: e cioè che un’altra banca dello stesso gruppo in cui è incorporata la BNL, la BNP Paribas-Succursale Italia (si noti la denominazione) ha assunto operazioni relative all’esportazione di armamenti per importi ben maggiori di quelli della BNL. Vediamo le cifre ufficiali dal 2006 (anno di incorporazione di BNL nel gruppo BNP Paribas): nel 2006, BNP Paribas-Succursale Italia ha assunto operazioni per 290,5 milioni di euro mentre la BNL per 80,4 milioni (si veda dal Rapporto PCM la Tabella “N” in .pdf); nel 2007, BNP Paribas-Succursale Italia ne ha assunte per 48,4 milioni mentre la BNL per 63,8 milioni (si veda dal Rapporto PCM la Tabella 16 in .pdf); nel 2008, BNP Paribas-Succursale Italia ne ha assunte per 91,1 milioni di euro mentre la BNL per ben 1.253,5 milioni (si veda Tabella in .pdf); nel 2009, BNP Paribas-Succursale Italia ne ha assunte per 804,6 milioni mentre la BNL per 99,4 milioni (si veda Tabella governativa in .zip) e nel 2010, BNP Paribas-Succursale Italia ne ha assunte per 862,4 milioni mentre la BNL per 96,7 milioni (si veda Tabella governativa in .pdf).
In totale fanno per BNP Paribas-Succursale Italia circa 2,1 miliardi di euro e per BNL circa 1,6 miliardi di euro, che nell’insieme sommano a quasi 3,7 miliardi di euro pari al 27,8%, cioè più di un quarto, di tutte le operazioni autorizzate agli istituiti di credito nel quinquennio e collocano il gruppo BNP Paribas come il primo referente bancario per esportazioni di armamenti italiani. Non sono spiccioli se si pensa che, in confronto, – come riporta BNL – “la proficua collaborazione tra BNL Gruppo BNP Paribas e Telethon ha permesso di raccogliere complessivamente 211 milioni di euro”.
Concentrandoci sulle operazioni degli ultimi tre anni si possono fare due considerazioni. Innanzitutto spiccano 1.253,5 milioni di euro di BNL nel 2008: riguardano, come ho ripetutamente documentato su Unimondo, soprattutto l’esportazione di 55 elicotteri Mangusta alla Turchia (sicuramente un paese della Nato, ma che non brilla per tutela dei diritti civili visto che da diversi anni è sotto esame da parte dell’UE proprio su questo specifico punto). Inoltre sono da considerare gli oltre 1.667 milioni di euro di operazioni assunte nel biennio 2009-2010 da BNP Paribas-Succursale Italia: purtroppo, appena insediato l’ultimo Governo Berlusconi ha fatto sparire il lungo elenco di dettaglio delle autorizzazioni bancarie e non mi è quindi possibile specificare i destinatari di queste operazioni. Ma è possibile fare un rilievo: considerato che – sempre secondo i dati ufficiali del Governo – nel 2010 i paesi del Nord Africa e Medio Oriente hanno acquisito armamenti italiani per oltre 1,4 miliardi di euro, può il gruppo BNP Paribas assicurare (e dimostrare) di non aver assunto alcuna operazione riguardante questi paesi che non solo sono collocati nelle zone di maggior tensione del pianeta, ma che – come hanno dimostrato le numerose rivolte popolari durante il corso di quest’anno e tuttora brutalmente represse – sono (stati) governati da regimi dispotici e dittatoriali?
In una parola semplice e chiara: può l’intero gruppo BNP Paribas garantire (e dimostrare) che la politica enunciata nel sopraccitato “Codice Etico” della BNL di autolimitazione rispetto alle esportazioni di armamenti e sistemi militari si applica anche alla BNP Paribas-Succursale Italia e a livello internazionale a tutte le banche del gruppo? Non è una faccenda di poco conto visto che la banca opera in Italia così attivamente nel settore dell’export di armamenti e che la Francia (dove ha sede il BNP Paribas) è da almeno cinque anni il maggiore esportatore di armamenti dell’Unione Europea. E che lo stesso partenariato tra BNP Paribas e BNL con Telethon in Francia e in Italia è ampiamente pubblicizzato anche sul sito di BNP Paribas
Non vorrei essere frainteso. Non intendo con questo fomentare un’inutile e controproducente campagna di “boicottaggio” di Telethon. Proporrei invece di scrivere a Telethon invitando l’associazione a chiedere spiegazioni in merito alle operazioni a sostegno dell’export di armamenti svolte da tutte le banche del gruppo BNP Paribas che operano in Italia e di cui la BNL è parte. Suggerirei ai donatori di annunciare che, in attesa di una risposta, i fondi che si intende destinare a Telethon verranno trattenuti e, in caso di mancata risposta in un tempo ragionevole, devoluti ad altre associazioni con simili finalità ma che chiaramente non si servono di gruppi bancari che mancano di un codice di autoregolamentazione riguardo ai loro rapporti con l’industria degli armamenti.
“Non ci vogliono troppe parole per fare una buona azione” – scrive BNL nel sito dedicato a Telethon. Non ne servono molte per chiarire la posizione del gruppo BNP Paribas riguardo alle operazioni a sostegno del commercio di armi. Credo che sarebbero ben spese e utili per le associazioni e le campagne come Telethon che si appoggiano alla banca. E ai donatori che intendono sostenere iniziative quanto mai necessarie per tutti.
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