Tasse sulla casa, sgravio di 50 euro per ogni figlio

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Un piccolo sconto per l’Imu e a pagare l’imposta saranno almeno in parte le banche. Si può leggere anche così il maxi emendamento con cui il governo intende blindare la manovra Salva Italia. Lo sconto consiste in una riduzione di 50 euro per ogni figlio di età  inferiore a 26 anni a carico del contribuente, ottenibile solo per l’abitazione principale. La detrazione si aggiunge a quella fissa di 200 euro e, al netto di quest’ultima, può arrivare al massimo a 400 euro. Non potranno quindi goderne appieno le famiglie con più di otto figli a carico, ma questa penalizzazione riguarderà  ben pochi. Lo sconto inoltre è calcolato sulla singola abitazione e non sul singolo contribuente: se la casa è posseduta in comunione dei beni da una coppia di coniugi ognuno potrà  detrarre 25 euro per ogni figlio.
Che c’entrano quindi le banche? L’emendamento cancella una norma del testo originario causa di molte polemiche, e cioè lo sconto sui coefficienti moltiplicatori del valore riconosciuto agli immobili classificati come D5 (categoria catastale che identifica gli istituti di credito e di assicurazione): la prima versione del decreto prevedeva per tutti gli immobili produttivi di classe D la rivalutazione della rendita catastale di 60 volte mentre per gli uffici il moltiplicatore era a quota 80, la stessa che ora sarà  applicata agli istituti di credito. Restano al coefficiente 60 alberghi, ospedali, teatri.
Tornando all’Imu per le abitazioni, la tabella a fianco dà  una guida alle varie possibilità  che si prospettano alla luce della nuova versione. L’«aiutino» alle famiglie con figli non cambia la sostanza: il costo effettivo del tributo dipenderà  tutto dalle scelte che faranno le amministrazioni comunali, che potranno variare l’aliquota dal 2 al 6 per mille. Su una casa che quest’anno avrebbe avuto un valore fiscale di 100 mila euro e che, per effetto della rivalutazione decisa dal decreto nel 2012 avrà  un imponibile di 160 mila, un Comune potrà  far pagare da un minimo di 120 a un massimo di 760 euro a un contribuente senza figli; se invece i pargoli sono due il tributo potrà  oscillare da 20 a 660 euro.
Né il decreto né il maxi emendamento fanno riferimento al reddito del contribuente. In teoria lo sconto ai proprietari meno ricchi potrebbe deciderlo il Comune, perché ha la facoltà  di aumentare le detrazioni: in pratica non avverrà , perché il decreto prevede anche che se un Comune applica un ulteriore sconto non può rifarsi del mancato incasso aumentando l’aliquota sugli immobili diversi dall’abitazione principale. Questi hanno come aliquota standard il 7,6 per mille, aumentabile fino al 10,6 per mille.
Una novità  è l’introduzione di una patrimoniale anche sugli immobili posseduti all’estero. Anche in questo caso l’aliquota è del 7,6 per mille, da applicare sul valore di acquisto dell’immobile o, in mancanza, sul valore presumibile. Dall’imposta sono deducibili i costi sostenuti per l’imposta patrimoniale se prevista nel Paese in cui si trova l’immobile. Per fare un esempio, in Francia la patrimoniale nel 2012 colpirà  le ricchezze superiori a 1,3 milioni di euro con un’aliquota del 2,5 per mille e i patrimoni oltre 3 milioni per il 5 per mille, con un prelievo comunque più basso di quello italiano. Se si possiede un’abitazione a Nizza del valore di 400 mila euro si pagheranno in Italia 3.040 euro; con una villa a Cap Ferrat del valore di 2 milioni di euro si verseranno 15.200 euro in tutto: 5.000 in Francia e 10.200 in Italia.


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