Tangenti al Pirellone, spuntano due assessori

by Sergio Segio | 6 Dicembre 2011 7:48

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BRESCIA – Franco Nicoli Cristiani non era l’unico politico su cui potevano contare i maneggioni delle strade, dell’amianto e delle scorie («volevano seppellirle anche sotto la Tav»). In Regione Lombardia, e in almeno tre Province lombarde, oltre al vicepresidente del consiglio (finito in manette per una tangente da 100 mila euro) Locatelli&co avevano altri “santi” che si adoperavano per loro.
LA RETE DEI POLITICI
Assessori, dirigenti di prima fascia, funzionari. Quasi tutti disponibili a «spingere» gli affari dell’imprenditore bergamasco Pierluca Locatelli, arrestato insieme a altre dieci persone per corruzione e traffico illecito di rifiuti. Sono una decina i nuovi nomi che emergono dagli atti dell’inchiesta della Procura di Brescia. Se tra loro vi siano indagati non è ancora dato sapere
Il nano ghiacciato
Un politico che ricorre nelle telefonate tra Locatelli e i suoi collaboratori è quello dell’assessore all’ambiente Marcello Raimondi, che la «cricca» aveva soprannominato “Nano ghiacciato”. Raimondi, «agganciato» per conto di Locatelli dal consulente aziendale Luigi Brambilla, si attiva, sul modello Nicoli Cristiani, per accelerare l’iter dell’autorizzazione della discarica (amianto) di Cappella Cantone: per Locatelli, l’affare della vita. Lo fa in due modi: intervenendo sui funzionari regionali Territorio Ambiente, e inviando una lettera al sindaco e al vicesindaco di Cappella Cantone. Una missiva in cui chiede al Comune di dare l’ok alla discarica nonostante il rischio inquinamento delle falde acquifere. Gli investigatori annotano che non essendo Raimondi competente in materia «il suo interessamento è strumentale e volto a accorciare i tempi e quindi eludere le verifiche previste per attestare l’idoneità  del sito ad accogliere la discarica». Gli sforzi, però, vanno a vuoto. I funzionari non ci stanno, rimbalzano le pressioni di Raimondi tanto da irritarlo («è la prima volta in 11 anni che vedo una resistenza di questo tipo», confessa l’assessore a Brambilla).
“non fate i furbi”
Si irrita anche Pierluigi Tadi, sindaco di Cappella: «… fai il furbo e a me i furbi non piacciono…», dice a un dipendente di Locatelli in riferimento all’operazione-lettera. Dopo il buco nell’acqua di Raimondi, la «cricca» non si perde d’animo: c’è già  pronto un altro assessore regionale al quale «ricorrere» (scrivono gli inquirenti). È Gianni Rossoni, con deleghe a Istruzione, formazione e lavoro. Il mediatore è il solito Brambilla. «Io faccio il mio su Rossoni…» annuncia al consulente ambientale Andrea Oldrati, legato a Locatelli. Rossoni, per i signori degli appalti, non è uno sconosciuto. «…nell’operazione che montiamo su Mantova è coinvolto anche lui, eh!», aggiunge Brambilla. L’interlocutore di Oldrati è invece l’assessore provinciale per l’ambiente di Cremona, Gianluca Pinotti. «Io ho già  appuntamento da lui…, ahah ragazzo!». «Bene, bene».
soldi e spintarelle
Mentre il dirigente Arpa Giuseppe Rotondaro (oliato con 10mila euro) e Brambilla muovono le leve della politica (gli «amici della Regione»), Locatelli incontra di persona Rossano Breno, presidente della Compagnia delle Opere di Bergamo. Vuole avere accesso a nuove risorse finanziarie. Soldi e spintarelle. «La nuova legge delle cave ce l’ho in mano io», dice Oldrati a Locatelli. Parlano di Enrico Zucchi, assessore alle politiche del lavoro della Provincia di Bergamo. «Adesso fa da segretario al “Nano” (Raimondi?)…». Oldrati confida molto su una persona che «si fa dare la roba da Angelo Elefanti e da Franco Picco (due dirigenti del Pirellone, il primo è responsabile della Valutazione di impatto ambientale, l’altro è direttore generale Ambiente Energia, ndr), poi me la da’, io gliela commento, gli porta i miei commenti e loro gliele aggiustano».
sotto la tav
Più difficile, per il clan di Locatelli, era riuscire a centrare un nuovo, spregiudicato business: utilizzare le scorie di acciaio per il fondo della Tav. La tratta in questione è l’alta velocità  Brescia-Treviglio. L’imprenditore ne parla con il suo braccio destro Giovanni Pagani. «Ho incontrato Trotta (responsabile per la Pizzarotti spa del cantiere Brebemi di Urago d’Oglio, ndr)… non mi sono permesso di dirgli se si possono usare le scorie al momento…». Pagani: «Eh, una cosa per volta». «Sì, perché sai che sotto la ferrovia non volevano, perché dicevano che facevano… il discorso del magnetismo». Ieri il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, nella sua relazione sull’inchiesta di Brescia, è passato al contrattacco. «Tentano di delegittimarci, ma la Regione, oltre che essere assolutamente estranea ai fatti, è parte lesa».

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