Tagli e sviluppo Parte la fase 2
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Portata a casa la manovra (pomposamente definita da Mario Monti «salva Italia») il presidente del consiglio ha promesso che ora si occuperà della fase «2». Ovvero del rilancio della crescita, delle liberalizzazioni (dove è stato sconfitto su tutto il fronte nelle poche misure inserite nel decreto approvato) ma anche di una più forte spinta nella lotta alla corruzione e all’evasione fiscale. Su quest’ultimo tema, il ministro per la pubblica Amministrazione e la semplificazione, Filippo Patroni Griffi, ha istituito una commissione di studio sulla trasparenza e la prevenzione della corruzione nella pubblica amministrazione. Un comitato composto da cinque esperti che avrà il compito di elaborare, in tempi brevi, proposte in tema di trasparenza e prevenzione della corruzione nella Pubblica amministrazione. Intanto, però, già oggi si terrà un consiglio dei ministri dedicato a questi argomenti che, tuttavia, non dovrebbe varare nulla di concreto, ma fare unicamente il punto sullo «stato dell’arte». Ovvero sulle varie proposte da approvare nei primi giorni di gennaio.
Occorre ricordare che Monti, a chi gli scorsi giorni lo accusava di aver fatto una manovra tutta fiscale e senza tagli di rilievo alla spesa pubblica, rispondeva che i tagli avrebbero richiesto più tempo. E questo perché, d’accordo con la Banca d’Italia, voleva evitare di ripetere la strategia di Tremonti dei tagli lineari, molto più semplici da varare. Il presidente del consiglio aveva anche promesso una dettagliata «speding review», cioè una revisione complessiva della spesa pubblica che avrebbe condotto in prima persona con l’ausilio di Pietro Giarda, ministro dei rapporti con il parlamento, e Vittorio Grilli, vice ministro per l’economia, dicastero del quale Monti ha l’interim. C’è da dire che larga parte del lavoro di ricognizione della spesa (oltre il 51% del Pil, interessi compresi, nel 2010) è già stato fatto da Giarda, su incarico di Tremonti, a settembre. Quindi, non si parte da zero ma da un volume ponderoso dal titolo «Dinamica, struttura e governo della spesa pubblica» ricco di dati e serie storiche illuminanti. Che mettono (o dovrebbero) in luce sprechi e inefficienze. Sembra che da una prima attenta ricognizione, nella prossima riunione del consiglio dei ministri ai primi di gennaio, saranno varati tagli per almeno 5 miliardi. Che non saranno però inseriti nel calderone della riduzione della spesa pubblica, bensì saranno utilizzati per ridurre la pressione fiscale e sostenere la domanda (come chiede con insistenza il Pd) o per rilanciare lo sviluppo.
A proposito di sviluppo e crescita (o decrescita) del Pil nel 2012 sembra che secondo alcune previsioni la caduta del Prodotto lordo il prossimo anno – se non saranno varati correttivi – sarà molto più pesante di quanto finora ipotizzato (-2%) con riflessi drammatici sull’occupazione e, a catena, sui consumi, ma anche sulle entrate fiscali. Di qui la necessità di trovare al più presto interventi di sostegno in particolare sul fonte delle opere infrasrutturali immediatamente cantierabili. Su questo fronte il protagonista è Corrado Passera, ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Il suo primo compito è procedere a una revisione di tutta una serie di opere che rischiano la revoca dei fondi assegnati (in quanto non sono ancora iniziati i lavori) sulla base di un decreto voluto da Tremonti nel luglio di quest’anno.
Sembra che Passera abbia dato il via libera a una cinquantina di opere che rischiano di non essere più realizzate. Tra queste due linee della metropolitana napoletana; molti lavori dell’Anas, la galleria ferroviaria del Brennero, gli hub portuali di Trieste a Civitavecchia, solo per citarne alcuni. Per tutte queste opere (ma la parola definitiva dovrebbe darla Monti, anche se difficilmente smentirà Passera) dovrebbero essere approvate agevolazioni fiscali, ma anche la partecipazione dei privati. E per tenere sotto controllo lo stato dei lavori, c’è un decreto che prevede la registrazione informatica con tutti i passaggi dell’opera pubblica, dalla programmazione alll’esecuzione. E che dovrebbe servire per controllare oltre allo stato di avanzamento anche l’evoluzione dei costi per impedirne la crescita abnorme nel corso del tempo.
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