Super Irpef sopra i 75 mila euro torna l’Ici, salve le pensioni minime

by Sergio Segio | 4 Dicembre 2011 8:42

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ROMA – È una corsa contro il tempo. L’obiettivo è approvare la manovra in Consiglio dei ministri già  oggi. Dentro, con il ritorno dell’Ici con un meccanismo progressivo che attenua il prelievo sulle case più modeste, il ritocco dell’Irpef ma solo per i redditi oltre i 75 mila euro, la stretta sull’indicizzazione delle pensioni che fa salve quelle minime, un piano di liberalizzazioni senza precedenti. Il governo vuol «offrirla» ai mercati domattina, prima del vertice europeo di giovedì. Ma anche sottrarla alle pressioni dei partiti. Il premier Mario Monti preme sull’acceleratore ma deve fare i conti con i segretari, ricevuti in sequenza in una maratona senza soste che ha lasciato sul tavolo un bel po’ di tensione con Palazzo Chigi, prima di affrontare stamattina l’esame ancor più ostico dei sindacati.
Prende corpo così una manovra da 24 miliardi, 4 dei quali legati alla delega fiscale. Il capo del governo, affiancato dai ministri Giarda e Fornero, la illustra ai big della maggioranza. Misure che tutti, uscendo, definiscono «pesantissime». Sebbene non del tutto chiuse. A Casini, Rutelli e Della Vedova ricevuti in mattinata, ad Alfano, Cicchitto e Gasparri con i quali ha parlato ad ora di pranzo e infine a Bersani, Finocchiaro e Franceschini in serata, Mario Monti ha illustrato le linee guida del decreto. A tutti però ha ribadito la «drammaticità » del momento e l’urgenza di varare il testo anche stasera, se sarà  possibile. Nel pomeriggio si presentano a Roma anche i governatori leghisti Zaia e Cota (ricevuti solo da Giarda), a dispetto delle polemiche della vigilia per la concomitante festa del sedicente “Parlamento padano”.
Sarà  un decreto, dunque. Ma non sarà  «il Vangelo», mette le mani avanti Angelino Alfano, che lo ritiene dunque modificabile in aula. Monti la pensa diversamente. Ad ogni modo, è proprio il Pdl a insistere perché l’aumento dell’Irpef (dal 41 al 43) non incida sui redditi tra i 55 e i 75 mila euro, considerata «troppo bassa». Sotto tiro solo quella oltre i 75 mila, che passerà  dall’attuale 43 al 45% di imposizione, forse al 46, si azzardava in serata a Palazzo Chigi.
Il governo per ora non sarebbe in grado di garantire risorse, con tagli Irpef o bonus per i redditi più bassi, come sollecitano soprattutto Terzo polo e Uil (Angeletti). Confermato l’abbassamento della soglia di tracciabilità  per i contanti a 500 euro e il ritorno dell’Ici (o SuperImu, con forti rivalutazioni delle rendite catastali), ma con l’esclusione delle prime case medio-piccole. Scure sulle seconde e per quelle ad alta rendita. Tassa sul lusso e giro di vite sulla sanità  faranno da contorno a una manovra che avrà  il suo cardine nell’intervento sulle pensioni. «Salve» quelle minime che non superano i 516 euro: sarà  mantenuto per intero l’adeguamento agli indici Istat. Mentre quelle tra 516 e mille euro avranno garantito il 50 per cento di indicizzazione. Sopra i mille, l’adeguamento sarà  congelato del tutto. L’intervento permetterà  di incassare 3 miliardi. Scompaiono le pensioni di anzianità . L’unica via d’uscita sarà  il raggiungimento dei 42 anni di contributi per gli uomini e 41 per le donne. Queste ultime, con il contributivo, potranno lasciare non prima dei 63 anni per giungere infine ai 70. Gli uomini, dai 66 ai 70. L’equiparazione sarà  totale nel 2018.
Monti si è impegnato ad agevolare un binario parallelo per abbattere i costi della politica che esulano dalla competenza del Parlamento: dalla cancellazione degli enti inutili a quella delle province.

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