Stipendi nel freezer e lavoratrici discriminate

by Editore | 20 Dicembre 2011 9:07

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Se tutti i lavoratori e i pensionati sono colpiti dalla manovra Monti, i dipendenti pubblici hanno ancora più motivi per manifestare il loro malcontento. E infatti ieri erano in piazza con Cgil, Cisl, e Uil. Importante, tra gli altri, il presidio a Montecitorio, dove hanno parlato i tre leader dei confederali, alzando lo scontro con la ministra Fornero.
Aumenti di stipendio congelati (ma già  da quattro anni, per effetto delle passate manovre, confermate dall’ultima) almeno fino al 2014, nessuna contrattazione integrativa, donne discriminate rispetto alle lavoratrici del privato (dato che per loro lo scalone dei 6 anni per l’uscita resta in piedi e non viene ammorbidito).
«Dove starebbe l’equità ?», hanno gridato ieri in piazza i segretari generali di categoria Rossana Dettori (Fp Cgil), Giovanni Faverin (Cisl Fp), Giovanni Torluccio (Uil Fpl) e Benedetto Attili (Uil Pa). «Il gGoverno prenda atto del segnale mandato dai lavoratori della pubblica amministrazione, correggendo la manovra e aprendo un tavolo di confronto sui temi del lavoro pubblico, dalla contrattazione nazionale e decentrata alla riorganizzazione degli enti, dalla previdenza ai servizi pubblici locali». 
La decisione di reintervenire sul sistema pensionistico, attraverso l’innalzamento dei limiti di età  e di anzianità  – dicono alla Cgil – è esattamente l’antitesi dell’equità  perché conferma l’idea che la finalità  del nostro sistema previdenziale non è quella di garantire diritti e condizioni di vita dignitose dopo il lavoro, ma solo ed esclusivamente quella di fare cassa sulla pelle di chi lavora. 
L’esempio di una lavoratrice pubblica è emblematico: una donna di una qualunque pubblica amministrazione si troverà  costretta a lavorare fino a 66 anni e tre mesi, dopo che, non più di qualche mese fa, si era già  vista innalzare la sua età  pensionabile da 60 a 65 anni. 
Così come la decisione di creare una «super Inps» senza confronto alcuno e senza garanzie di corretto funzionamento, senza verifica sui riflessi organizzativi e delle dotazioni organiche è rischiosa: oltretutto il govwerno non indica su come da tale accorpamento si deducano risparmi. 
Forte preoccupazione viene espressa per le norme che riguardano gli Enti locali: tagli alle Autonomie che avranno forti ripercussioni sul mantenimento di servizi essenziali e sul personale dipendente. I sindacati chiedono infine un piano di investimenti sul lavoro pubblico, sulla contrattazione collettiva e integrativa, sulla stabilizzazione dei precari.

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