Sprar: nel 2011 accolte 4856 persone

by Sergio Segio | 5 Dicembre 2011 11:57

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Roma – Sono 4.856 i profughi accolti dal Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) nei primi 9 mesi del 2011, nell’anno dell’ emergenza Nord Africa stabilita con ordinanza dell’ex premier Silvio Berlusconi. Il 76% sono uomini, la nazionalità  più rappresentata è quella afgana (14%), seguita dalla somala (13%), eritrea (11%), nigeriana (8%) e pakistana (6%). Sono i dati forniti dal Rapporto annuale del Sistema di Protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR). Anno 2010/2011, presentato dal Servizio Centrale dello Sprar con l’Anci, cui lo Sprar afferisce, e dal ministero dell’Interno. Il rapporto fotografa le attività  di accoglienza realizzate dagli enti locali in collaborazione con le realtà  di terzo settore. Tra i beneficiari dell’accoglienza nei posti dello Sprar, la maggioranza ha ricevuto la protezione sussidiaria (34%), i richiedenti asilo sono il 30%, ha la protezione umanitaria il 16% e il restante 20% è costituito da rifugiati, che quindi hanno già  ottenuto l’asilo politico.

Nel 2011, in seguito alle rivoluzioni in Tunisia e in Egitto e a causa del conflitto libico, sono aumentate le operazioni di soccorso in mare che hanno fatto arrivare in Italia i profughi. Si è passati dai 13.900 sbarchi del bennio 2009/2010 ai 60.656 cittadini stranieri giunti via mare da gennaio a settembre, in aumento anche rispetto ai 37 mila del 2008. Una cifra reale che risulta però ridimensionata rispetto alle stime dell’agenzia Frontex all’inizio dell’anno quando si parlò anche di un milione e mezzo di migranti in fuga verso coste italiane. La maggior parte dei profughi è arrivata sulle isole Pelagie ( 51.596). In Italia sono state registrate, durante il primo semestre del 2011, 10.860 domande di asilo. L’incremento è del 102% rispetto allo stesso periodo di riferimento del 2010.

La rete Sprar  nel 2011 conta 151 progetti territoriali, che fanno capo a 128 enti locali, per una capacità  di accoglienza di 3.000 posti. Di questi, 2.500 sono dedicati alla presa in carico delle “categorie ordinarie” – uomini singoli, donne singole e nuclei familiari – e 450 sono destinati all’accoglienza delle situazioni di vulnerabilità , come le vittime di tortura e violenza. I restanti 50 posti sono per la prima volta specificatamente riservati a persone con una vulnerabilità  afferente alla salute mentale.

Con l’ordinanza della Presidenza del Consiglio n. 3965 del 21 settembre scorso, contenente “Ulteriori disposizioni urgenti dirette a  fronteggiare  lo  stato  di  emergenza  umanitaria  nel  territorio  nazionale  in  relazione all’eccezionale afflusso di cittadini appartenenti ai paesi del  Nord Africa”, sono stati stanziati altri 9 milioni di euro, come contributo straordinario agli enti locali che hanno progetti Sprar per allargare la ricettività  del sistema. Nel frattempo, lo Sprar nel 2011 ha messo a disposizione della Protezione Civile altri 1.500 posti straordinari per ospitare richiedenti asilo provenienti dalla Libia. 

In seguito alla dichiarazione dello stato di emergenza, la presidenza del Consiglio dei Ministri con il governo Berlusconi ha creato una rete d’accoglienza regionale attivata con le risorse della Protezione civile. Questo “Piano per l’accoglienza dei migranti”, affidato al Capo Dipartimento della Protezione Civile (decreto della presidenza del Consiglio dei ministri n. 3933 del 13 aprile), assiste a novembre 2011, nelle varie strutture individuate dalle Regioni, 22.216 migranti. Le misure di accoglienza prevedono l’erogazione di servizi di base quali vitto, alloggio e assistenza sanitaria, e sono coordinate nelle diverse regioni dai “soggetti attuatori” attraverso la stipula di convenzioni con enti locali o del terzo settore presenti sui territori. Il rapporto lancia l’allarme sul fatto che i diversi sistemi d’accoglienza, rete Sprar, rete dei Cara e rete regionale con la Protezione Civile, non coordinati tra loro, possano creare disfunzioni. E sottolinea come quello gestito dalla Protezione Civile sia un terzo sistema di accoglienza, “in cui i beneficiari usufruiscono di tipologie e livelli di servizi molto diversificati”. (raffaella cosentino)

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Sprar: nel 2010 una lista d’attesa di 2500 persone

Rapporto annuale. Sono migliaia i rifugiati rimasti fuori dal Sistema di protezione l’anno scorso. Tra gli accolti, prevalgono i giovani uomini. Sono 180 i bimbi nati da mamme ospitate in accoglienza. Oltre 250 i minori soli

Roma – Nel 2010 sono stati 6.855 i richiedenti e titolari di protezione internazionale ospitati nei comuni della rete Sprar (Sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati), che costituisce l’ossatura del sistema d’asilo in Italia. I beneficiari sono stati accolti a rotazione nei 3000 posti a disposizione attraverso 128 enti locali (tra comuni, province e unioni di comuni), su cui lavorano oltre 200 enti attuatori, espressione del terzo settore. Ma il numero dei posti è inferiore alle richieste, questo ha comportato la chiusura delle attività  del 2010 con una lista di attesa di almeno 2.500 persone.

I tre quarti dei rifugiati e richiedenti asilo accolti sono uomini (76%), il restante 24% è costituito da donne. Sono giovani con un’età  compresa tra i 18 e i 35 anni per il 73%. Le famiglie sono il 25%, gli individui singoli il 75%. Provengono principalmente da Somalia, Eritrea, Afghanistan, Nigeria e Iraq. Ci sono stati nel 2010, ben 180 bambini nati da una mamma ospitata nello Sprar. I minori non accompagnati richiedenti asilo sono stati 253, con un’età  più giovane rispetto agli anni precedenti e con le nazionalità  più diverse: afgani, eritrei, nigeriani, somali, ghanesi, gambiani e turchi. Lo Sprar copre il 95% del territorio nazionale, l’unica regione dove non ci sono progetti attivi è la Valle d’Aosta. Il Lazio nel 2010 ha accolto il 57,8% dei beneficiari Sprar nel Centro Italia; la Sicilia è la regione con maggiore numero di persone accolte per il Sud e Isole (46,2%), mentre Piemonte (23%) e Liguria (20,04%) lo sono per il Nord. “Le regioni del Sud risultano essere principalmente dedicate all’accoglienza di casi vulnerabili” afferma il rapporto. 

I programmi dello Sprar permettono di avviare percorsi di autonomia e di inserimento socio-lavorativo. Le uscite per “integrazione” del beneficiario che ha deciso autonomamente di lasciare il posto in accoglienza sono state il 63%. Questo è determinato dal sistema di accoglienza dello Sprar che offre anche attività  di inserimento scolastico e di formazione. I progetti sono finanziati dal Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo (Fnpsa), mediante bandi del Viminale che fornisce le linee guida per l’accoglienza. (raffaella cosentino)
 

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