Spagna. Un paese senza tetto

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Vittime della disoccupazione, della bolla immobiliare e di prestiti bancari irresponsabili, migliaia di famiglie sono costrette ad abbandonare le proprie abitazioni. Una sintomo della crisi che colpisce il Regno, ma anche di un sistema da riformare.

Non sono né mendicanti né tossicodipendenti né immigrati clandestini. I senza tetto stanno invadendo la Spagna, a macchia d’olio. Hanno perso il lavoro, la casa, i mobili, le illusioni e le speranze. Ma in compenso si portano appresso un debito che rimarrà  sulle loro spalle per il resto della vita.

Per quanto possa sembrare paradossale, perdere la casa non è la cosa peggiore. Il peggio arriva dopo. “Mi condannano a non avere alcuna proprietà  per il resto della mia vita. Non potrò riscuotere uno stipendio, stipulare un contratto telefonico, comprare una macchina o pagare un affitto senza essere pignorato”, spiega Elena Parrondo. Elena e suo marito stanno per perdere la loro casa di Meco, alla periferia di Madrid.

L’unico crimine commesso da questa coppia di classe media è quello di aver perso il lavoro. L’uomo aveva un buon impiego nell’edilizia, ma nel 2010 è stato licenziato. Quando Elena, 42 anni, si è ritrovata senza nemmeno i soldi per comprare da mangiare ai suoi quattro figli, ha deciso di smettere di pagare il mutuo della casa.

“L’11 febbraio scorso non avevo più nemmeno i soldi per comprare il pane. Con i mille euro del sussidio di disoccupazione non potevamo pagare i 680 euro mensili del mutuo. Ci abbiamo pensato a lungo e abbiamo deciso di ignorare le rate”, racconta. La coppia ha provato a rinegoziare il mutuo con la banca, ma senza successo. Da allora Elena e suo marito vivono sotto la minaccia dell’ordine di sfratto. “Non è giusto che ti lascino in mezzo alla strada con due figli piccoli da mantenere. Se non paghiamo le rate non è per capriccio, ma perché non possiamo. Le banche dovrebbero essere più comprensive con le famiglie. E invece si ritrovano per le mani una marea di case vuote”, insiste Elena.

La Plataforma de Afectados por la Hipoteca (“Piattaforma delle vittime dell’ipoteca”, Pah) denuncia un sistema che sta ormai condannando all’emarginazione sociale migliaia di famiglie: “Le banche hanno agito in maniera azzardata, sopravvalutando gli immobili e illudendo i debitori che il valore del bene acquisito potesse coprire il debito”, spiega Rafael Mayoral, consulente giuridico della Piattaforma.

Quando il pagamento dell’ipoteca viene interrotto, l’immobile viene messo all’asta sulla base del valore dell’atto di vendita. Nella maggior parte dei casi le aste rimangono deserte, perché il prezzo dell’immobile non può scendere al di sotto del 70 per cento del valore del bene ipotecato nella prima assegnazione, o al di sotto del 60 per cento quando se lo aggiudica la banca. Di conseguenza l’istituto finanziario resta in possesso dell’immobile e si incarica di ottenere il pagamento dell’ipoteca.

Molto spesso il debito finale supera quello iniziale, anche se il debitore non è più in possesso dell’immobile. “Il debitore e i suoi garanti sono condannati a dover pagare fino alla morte. La teorica solvenza del sistema finanziario spagnolo si basa sulla schiavitù del debitore nei confronti dell’ente finanziario, al quale dovremo corrispondere i nostri beni presenti e futuri, fino alla fine dei nostri giorni”, spiega Mayoral.

Anche le banche sono danneggiate dalla situazione che si è venuta a creare, perché non è nel loro interesse conservare beni immobili. “Per una banca l’obiettivo primario è erogare prestiti con il denaro depositato da altri correntisti. Era difficile immaginare che la gente smettesse di restituire il denaro”, spiega il portavoce di un istituto bancario.

Il prezzo della speculazione

L’ecuadoriano Lino Samuel Moreno ha sperimentato sulla propria pelle la messa all’asta della sua casa. La sua proprietà  si è volatilizzata insieme al suo sogno di vivere in Spagna, l'”Eldorado europeo”. Moreno non avrebbe mai pensato che le sue speranze potessero trasformarsi in un incubo. Arrivato in Spagna nel 2002, nel 2006 ha deciso di fare il grande passo e comprare una casa nella località  madrilena di Valdemoro. Tutto è filato liscio fino al 2008, quando Moreno ha perso il lavoro.

Da allora non è più riuscito a lavorare per più di 4 mesi consecutivamente. E così ha cominciato a saltare i pagamenti delle rate. Ha provato a rinegoziare i termini dell’ipoteca, ma non c’è stato nulla da fare. Il 7 ottobre ha ricevuto la temuta lettera di sfratto. “Alle 10 del mattino è arrivata la polizia. Ci hanno detto che dovevamo andarcene. Ricordo che ero abbracciato a mia moglie. Proprio in quel momento mi hanno chiamato dal tribunale per dirmi che ci avevano concesso una proroga di tre mesi, ma i miei mobili sarebbero comunque stati pignorati”, racconta con la voce strozzata. Oggi Moreno vive in affitto in una casa di Valdemoro concessa dal municipio, per la quale paga 450 euro al mese.

In Spagna i casi di questo tipo sono ormai migliaia. La Plataforma de Afectados por la Hipoteca denuncia una situazione di totale impunità , e chiede che sia fatta luce sulle formule di contrattazione ipotecaria, che secondo l’associazione in alcuni casi rappresentano una vera e propria truffa. “I prestiti ipotecari sono stati la leva dell’aumento artificiale del prezzo degli alloggi, che sono un bene di prima necessità . Ci sono dei responsabili. Le vittime devono essere risarcite, non il contrario. Chiediamo una modifica delle leggi ipotecarie affinché i debitori possano riconsegnare il bene estinguendo il debito una volta per tutte”, spiega Mayoral.

Traduzione di Andrea Sparacino


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