Sospensione di «Liberazione»
ROMA — Dal primo gennaio il quotidiano comunista Liberazione non sarà più in edicola. Una sospensione delle pubblicazioni decisa «in via cautelativa» dalla società editrice, la Mrc, a seguito della cancellazione retroattiva del finanziamento pubblico per i giornali cooperativi e di partito, decisa dal governo di Silvio Berlusconi e non cancellata dall’esecutivo di Mario Monti (che però sta vagliando un ripristino parziale dei fondi). I 50 dipendenti, giornalisti e poligrafici, rischiano di restare a casa per una crisi che potrebbe investire a breve qualche decina di testate. A rischio il manifesto, ma in difficoltà sono anche giornali come l’Unità , il cui direttore, Claudio Sardo, ha scritto un fondo per chiedere il ripristino delle risorse, con la modifica dei criteri di erogazione, e un risarcimento per gli squilibri di un mercato che favorisce la pubblicità televisiva. Liberazione chiede che «si intervenga subito per salvare la nostra e altre testate. È una questione di giorni, anzi di ore
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L’impero dei social network
Collocamento in Borsa da 45 miliardi potrebbe fare del 2012 l’anno di Facebook, con fuochi d’artificio quali non si videro dal 1999, l’anno zero della prima New Economy. Oppure l’esatto contrario: potrebbe essere questo l’inizio della fine del più importante social network del pianeta, le cui vicende sono seguite con palpitazione da tutti gli emuli, partner e concorrenti come Twitter Zynga e Linkedin, nonché da chiunque voglia capire in anticipo che strade imboccherà la società digitale.