Sono sempre i soliti che pagano per tutti

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Merita un trattamento del genere questo insegnante «fannullone» che in 36 anni di lavoro non si è assentato per più di 40 giorni in tutto, sebbene abbia subito a distanza di 20 mesi due interventi al cuore, apprezzato da tutti gli allievi e dai colleghi? Come se ciò non bastasse, i provvedimenti del governo mirano a colpire il patrimonio immobiliare. Sanno questi professori i sacrifici e le rinunce che la mia famiglia si è sobbarcata in 37 anni per arrivare a costruire tutto questo? Non conosciamo vacanze esotiche, né viaggi all’estero, né centri benessere, né settimane bianche; al ristorante andiamo solo, e non sempre, in occasione di feste di famiglia: non già  per taccagneria, ma per garantire ai quattro figli risorse finanziarie necessarie per l’avvenire. Stando così le cose, obtorto collo, mi aggiungo al club dei babbei che nella vita hanno sempre fatto il proprio dovere, cercato di dare il meglio di sé, amato il proprio Paese, rispettato le sue leggi per vedersi bistrattati da uno Stato che protegge, difende e premia solo i malfattori e i furfanti. Se la situazione del Paese è tanto grave come si dice, perché partire dal ceto medio, da quelli che ce l’hanno fatta con le proprie forze e con un tenore di vita sobrio e temperante?
Salvatore Schillaci
IL MEDICO
Il destino del Tfr
Classe ’52, medico ospedaliero, cambio delle regole pensionistiche al termine della vita lavorativa. Mi rendo conto della necessità  di modificare le regole per adeguarle a quanto esistente in Europa, ma nessuno parla del destino del Tfr. Attualmente si devono aspettare due anni per avere la prima di tre rate annuali. È ingiusto: trattasi di soldi accantonati negli anni, entrarne in possesso completamente dopo 5 anni è follia. Si tratta di un ammortizzatore economico per le famiglie a reddito medio basso: serve a coprirsi le spalle, ad affrontare con più serenità  un mutuo. Invece si va in pensione più tardi, con un assegno più basso del previsto, non arriva il Tfr per un bel pezzo. Risultato finale: il numero di famiglie insolventi con le banche salirà  in modo esponenziale. Va bene cambiare le regole ma togliamo norme penalizzanti e pericolose, il cui vantaggio economico per lo Stato è minimo rispetto alla modifica strutturale in corso.
Paolo Marabelli
IL PROFESSIONISTA
Non colpire i patrimoni
Sono un professionista di mezza età  che, come si dice, si è fatto da solo. Ho conquistato, studiando e lavorando, una posizione invidiabile. Insomma sono un uomo fortunato, ma anche previdente e morigerato. Oggi forse dovrei pentirmene perché dopo aver pagate tutte le tasse che i governi di tutti i colori ci hanno inflitto nel tempo, dispongo ancora di un «patrimonio» che la nuova crisi impone di «colpire»: è la nuova parola d’ordine politically correct per garantire l’«equità  sociale» anche se non si vede dove sia l’equità  nel colpire le famiglie che hanno investito quanto resta loro dopo aver pagato tutte le tasse dovute.
Vittorio Domenichelli
L’ARCHITETTO
I vitalizi dei politici
Sono un architetto titolare di uno studio di architettura e quindi libero professionista che, come tanti e sopratutto come donna, naviga faticosamente nel mondo del lavoro nella speranza di riuscire a sopravvivere alla crisi che ha duramente colpito l’edilizia, il mio settore di riferimento. Oggi viene chiesto a tanti come me (i «soliti noti», il ceto medio) di sopportare altri sacrifici. Posso condividere la riforma delle pensioni, ma non che la stessa non sia accompagnata da una norma «calata dall’alto» in cui anche gli amministratori delle Regioni non subiscano un taglio immediato alle «pensioni d’oro», unendo a questo l’innalzamento dell’età  pensionabile che deve diventare uguale tra tutti, lavoratori e politici.
Virginia Tentori
L’OPERAIO
Noi giovani e il futuro
Sono un operaio di 37 anni di Vicenza, vivo in Italia da sempre e ho sempre pagato le tasse. Quelli della mia generazione devono solo pagare i benefici avuti dai predecessori? Io andrò in pensione a 65 anni con il 40 per cento, il mio Tfr è dirottato in una assicurazione per poter avere una seconda pensione che permetterà , speriamo, di sopravvivere! Paghi chi ha goduto e lasciate ai giovani la possibilità  di lavorare e farsi un futuro.
Denis Bonato
PROSSIMO ALLA PENSIONE
Quelle regole cambiate
Lavoro da 34 anni. Mai un giorno in nero, ma sempre pagando le tasse e i contributi previdenziali, pensando di far bene e di vivere in un Paese normale. Adesso, d’improvviso, cambiano le regole. Penso sia un mio diritto chiedere all’Inps di calcolare il valore dei contributi da me versati, di applicare sugli stessi l’indice storico Istat per definire gli interessi maturati e di liquidarmi tutto il corrispettivo al raggiungimento del quarantesimo anno di lavoro e di contributi. Ho a disposizione 8 anni per questa battaglia di principio. E penso che ci saranno molte altre persone oneste che seguiranno questa mia idea di equità .
Ennio Ferrarini


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