Slovenia e Croazia, aria di cambiamento
In Slovenia si sono tenute le elezioni politiche, che hanno sancito la vittoria di Zoran Jankovic, ex sindaco di Lubjiana, che ha battuto a sorpresa non tanto il premier uscente Borut Pahor (la cui sconfitta era ampiamente prevista), ma soprattutto Janez Jansa, che ha governato il Paese dal 2004 al 2008, ma è presente sulla scena politica proprio dagli anni dell’ottenimento dell’indipendenza. Un credito politico che, in passato, ha garantito una sorta di debito di riconoscenza popolare illimitato. Quel credito, oggi, è finito. Jansa, in campagna elettorale, prometteva di puntare al 50 percento dei consensi, ma si è fermato al 26,26 percento con il suo partito, i Democratici. Travolto dagli scandali e dalle inchieste che gravano su di lui e che aveva in mente di respingere al mittente promettendo una riforma profonda della magistratura slovena. Adesso il ‘legittimo impedimento’ alla slovena non lo proteggerà più. Ha vinto Zoran Jankovic, con il suo partito Slovenia Positiva, fondata solo un mese prima delle elezioni (anticipate) con il 28,5 percento dei consensi. Un outsider, imprenditore di successo, ex direttore della catena di supermercati Mercator (che negli anni della sua direzione, dalla quale viene rimosso da Jansa, si e’ trasformata in un impero commerciale nei paesi dell’ex Jugoslavia), con un programma progressista e un piglio decisionista da meritarsi il soprannome “lo sceriffo di Lubiana”. Ma la vera notizia è la sconfitta di quella destra rappresentata da Jansa, battuta da un uomo che quando parla ha ancora un’inflessione meridionale, che tradisce le sue origini. Che adesso, davanti a un futuro incerto, sembrano un problema meno grave di altri.
In Croazia le sorti delle elezioni erano gia’ state ampiamente annunciate nei mesi scorsi. La maggior parte degli analisti aveva infatti predetto la sconfitta, e addirittura la scomparsa del partito conservatore HDZ, al potere quasi ininterrottamente dai giorni dell’indipendenza. L’HDZ, fondato da Tudjman nel 1990, aveva cercato di darsi una nuova patina di presentabilita’ politica dopo la morte del padre/padrone della patria, patina che si e’ clamorosamente disgregata durante l’anno appena passato, sotto i colpi di una serie di scandali di corruzione, il maggiore dei quali ha visto come protagonista l‘ex premier Sanader, arrestato lo scorso anno mentre si trovava in fuga in Austria. Il primo dei processi contro Sanader, imputato per corruzione, e’ stato trasmesso in diretta tv. Il fatto che l’HDZ si sia presentato nell’accesa campagna elettorale come il partito che ha portato dopo una lunga attesa la Croazia in Europa (un avvenimento che qualche giorno fa la premier Jadranka Kosor aveva dedicato proprio a Tudjman) non pare essere bastato per restituire la fiducia degli elettori. A vincere le elezioni con 44,50 (contro i 22,10 dell’HDZ) e’ stata la cosidetta coalizione Kukuriku (dal nome del ristorante dove sarebbe stata formata), che comprende il Partito socialdemocratico, da cui proviene il candidato Zoran Milanovic, designato erede dallo storico leader socialista Ivica Racan, e partiti minori tra i quali la Dieta democratica istriana. Già nel 2009 l’elezione del presidente Josipovic, anch’egli proveniente dalle fila del SDP, era stato un segnale dello spostamento progressivo dell’opinione pubblica.
Sullo sfondo di entrambi i paesi la crisi economica e la necessita’ di attuare quelle riforme che hanno portato alla caduta il precedente traballante esecutivo sloveno, e di combattere la corruzione e la pessima gestione della cosa pubblica, che hanno visto il loro apice con l’arresto di Sanader in Croazia. Una ventata di cambiamento, dunque, per i due stati ex jugoslavi, le cui strade si sono separate vent’anni fa, ma che potrebbero tornare ad avvicinarsi con l’ingresso della Croazia nell’Unione Europea nel 2013.
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