Sì di Ocse e Ue «Ora il lavoro e la crescita»

by Sergio Segio | 6 Dicembre 2011 7:51

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Per il commissario europeo per gli affari economici Olli Rehn la manovra è «tempestiva e ambiziosa» con misure che «attendevamo da tempo specialmente sulle pensioni». Ora però, spiega Rehn, bisogna procedere mettendo mano «a riforme sul lavoro e per la crescita». Anche il primo ministro olandese Mark Rutte si è detto «impressionato» dalle misure varate «in così poco tempo» e — definendo Monti una «persona molto esperta» — ha ricordato che i provvedimenti presi a Roma sono importanti per tutta Europa.
Ma il contesto in cui avviene l’opera di risanamento dei conti pubblici in Italia è davvero particolare. Ed ecco perché gli appelli e le richieste affinché la manovra del governo Monti venga aggiustata rispettando il più possibile i criteri di equità , hanno un senso. Lo spiega l’Ocse nel suo ultimo rapporto su crisi e divario sociale presentato ieri a Parigi. In Italia la disuguaglianza tra i redditi più elevati e quelli più bassi cresce, e resta ben al di sopra della media dei Paesi occidentali. «Nel nostro Paese — scrivono gli economisti dell’organizzazione che rappresenta i 27 Stati più industrializzati del mondo — lo stipendio medio del 10% più ricco è oltre 10 volte superiore a quello del 10% più povero». Inoltre, la quota di reddito nazionale complessivo detenuta dall’1% più ricco è passata dal 7 al 10% negli ultimi 20 anni.
Sono cifre abbastanza eloquenti che rafforzano ancora di più l’allarme lanciato l’anno scorso da una ricerca della Banca d’Italia sulla ricchezza delle famiglie nella quale si dimostrava che il 10% degli italiani detenevano il 45% della ricchezza totale. Per l’Ocse è stato l’aumento dei redditi da lavoro autonomo a contribuire in maniera importante all’ampliamento della disuguaglianza. In generale a fronte di aumento medio dei redditi in Italia tra il 1985 e la fine degli anni duemila dello 0,8% (media Ocse 1,7%), il 10% più povero della popolazione ha segnato un incremento limitato allo 0,2% (Ocse 2,3%), contro l’incremento dell’1,1% del 10% più ricco (Ocse +1,9%). Nel 2008, il reddito medio del 10% più ricco degli italiani era di 49.300 euro, dieci volte superiore al reddito medio del 10% più povero (4.877 euro), con un aumento della disuguaglianza rispetto al rapporto di 8 a 1 di metà  degli anni 90. Allo stesso tempo, le aliquote marginali d’imposta sui redditi più alti si sono quasi dimezzate passando dal 72% nel 1981 al 43% nel 2010.

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