Si chiude all’improvviso l’era di Kim Jong-il

Loading

 

Il «caro estinto» • Morto per un infarto all’età  di 69 anni il figlio ed erede di Kim Il-sung. Il «caro estinto»Morto per un infarto all’età  di 69 anni il figlio ed erede di Kim Il-sung. Scene di cittadini in lacrime, 12 giorni di lutto nazionale. E Seul mette in allerta il suo esercitoKim Jong-il, il controverso e misterioso dittatore nord-coreano, è morto. Il «caro leader», che aveva 69 anni, è scomparso sabato scorso, per un infarto, ma solo ieri un’annunciatrice televisiva ha riferito del decesso vestita di nero e in lacrime. Scene di cittadini piangenti e disperati hanno caratterizzato tutta la giornata di ieri. Sono stati proclamati dodici giorni di lutto, fino ai funerali che si terranno il 28 dicembre.
La Corea del nord, un paese in cui un esercito vasto e poderoso governa e controlla da vicino la vita quotidiana dei cittadini, ha annunciato con enfasi che Kim Jong-un, il più giovane dei figli del leader scomparso, è stato designato come «grande successore» del padre alla guida del paese. Il trentenne, Kim Jong-un, secondo la Kcna, agenzia di stampa uffiiciale nord-coreana, «è il nuovo eccezionale leader del nostro partito, del nostro esercito e del nostro popolo». 
La morte di Kim è stato un evento piuttosto inaspettato per gli osservatori e ha generato non poche preoccupazioni sopratutto per la sicurezza nella penisola coreana, anche perché, in concomitanza con l’annuncio della morte, Pyongyang ha testato un missile a corto raggio: la Corea del sud, ancora tecnicamente in guerra con il nord dopo l’armistizio del 1953 – a cui non è seguito un accordo di pace – ha messo il suo esercito in stato di allerta, anche se ha reso noto di non ravvedere alcun movimento anomalo tra le truppe nord-coreane. Nella penisola la tensione è ancora altissima, dopo che nel 2010 Pyongyang bombardò un’isola sud-coreana ed è accusata di aver affondato una nave da guerra di Seul.
Si chiude così nella metà  settentrionale della Corea l’era di Kim Jong-il. Figlio del «Presidente eterno» Kim Il-sung, che ha governato la Corea del nord dal 1948 alla morte, nel 1994, Kim Jong-il passerà  alla storia per il taglio isolazionista del suo governo e per i metodi brutali usati all’interno del paese, dove si parla dell’esistenza di un milione di coreani detenuti per i motivi più vari: politici, di coscienza e di religione.
Ma la leadership di Kim Jong-il passerà  alla storia anche per aver governato in modo contraddittorio, e non solo per colpa sua. Nella prima fase del suo regime, infatti, Pyongyang si era aperta a una politica di dialogo, la cosiddetta «sunshine policy», caratterizzata dallo storico incontro (e dalla visita al nord) del leader del sud Kim Dae jung, dall’avvio di una tratta ferroviaria fra i due paesi, dalla possibilità  di riunificazione delle famiglie divise dalla frontiera del trentottesimo parallelo.
Ma dal 2002, quando l’amministrazione Usa di Bush figlio e Condoleezza Rice inserirono la Corea del nord – dopo l’11 settembre – nella lista degli «stati canaglia», Kim si è irrigidito: i rapporti con al Corea del sud si sono rapidamente deteriorati, l’isolamento internazionale è ripreso, è rimasto aperto solo un canale di dialogo con il potente vicino cinese. A rendere tutto più complicato, quando si parla della Corea del nord, è il fatto che Pyongyang ha il suo armamentario nucleare, un deterrente che obbliga tutti, grandi potenze planetarie e piccole potenze asiatiche, a trattare il regime nord-coreano con le molle.
Ora, secondo gli osservatori, si apre una difficile fase di transizione. Sebbene la figura del nuovo leader Kim Jong-un sia già  stata presentata ufficialmente, il giovane non sembra godere del pieno appoggio dell’esercito e della convinta fiducia del popolo. Potrebbe avviarsi per il paese, una fase di instabilità  interna o perfino di conflittualità  sociale e politica, prima di giungere a un assetto definitivo.
Per molti, specialmente in Corea del sud, la morte di Kim Jong-il è una opportunità  storica per riannodare i fili di un dialogo, verso un cammino di riunificazione, ma questa dovrebbe essere una spinta che viene dall’interno, non certo dall’esterno, perchè sarebbe controproducente, come notano i coreanisti.
Il nuovo Kim è descritto dai rapporti di intelligence come un giovane determinato e poliglotta che si ritiene abbia studiato, sotto falso nome, in Svizzera, e sia tornato in Corea del nord dopo il 2000. La sua scarsa esperienza politica, però, potrebbe rivelarsi una debolezza: per questo, secondo i coreanisti, potrebbe essere affiancato da una sorta di «reggenza» costituita dalla zia Kim Kyong Hui e dallo zio Jang Song Thaek, che dovrebbero tenerlo al riparo dalla possibile rivalsa del fratello Kim Jong-nam, escluso dalla successione. Il futuro, dunque, resta incerto, esposto ai pericoli di vendette e giochi di potere fra i membri della famiglia regnante e i leader militari. Quel che è certo è che Kim Jong-un eredita un paese in cui l’economia è al collasso e oltre due milioni di persone (sui 20 milioni totali) si dice siano ridotti alla fame.


Related Articles

«Tra Iran e Usa ora può ripartire il gioco tattico»

Loading

«Rohani non è un riformista, è un moderato. Per gli Stati Uniti è un bene che sia stato eletto presidente: riflette le istanze della maggioranza del popolo iraniano e noi lo conosciamo, trattammo con lui il disarmo nucleare dell’Iran una decina di anni fa. La sua elezione ci risparmierà forse un altro dialogo tra sordi con un estremista come Ahmadinejad.

Oggi in piazza in tutto il mondo per la pace

Loading

Mobilitazione. I partiti che si avvicendano nei nostri governi non hanno da tempo una politica estera se non l’ancoraggio all’atlantismo, ormai da tempo comatoso

Il sistema Mossack Fonseca: da Panama a Las Vegas la ragnatela dell’evasione

Loading

Lo studio Mossack Fonseca, l’epicentro dello scandalo, è specializzato da 40 anni nella costituzione di società anonime

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment