Servizi sociali in crisi: nel 2012 prevista una riduzione della spesa tra il 12,7 e il 13,5%

by Sergio Segio | 15 Dicembre 2011 17:05

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ROMA – Secondo il Forum Terzo settore, “Il nostro Paese sta cominciando una vera e propria crisi dei servizi e la delega non fornisce alcuno strumento per affrontarla e, più in generale, dedica un’attenzione solo marginale alla rete dei servizi di welfare sociale”. Nell’insieme, secondo il documento del Forum, mentre l’ultimo decennio ha visto l’offerta di servizi aumentare e iniziare a colmare le proprie lacune, la fase più recente ha segnato l’inizio di un momento di difficoltà  destinato ad aggravarsi rapidamente. “Tale difficoltà  – si evidenzia – è accentuata dal fatto che i bisogni aumentano costantemente (invecchiamento, impoverimento) e che, seppure incrementata, l’offerta di servizi risulta comunque inadeguata in gran parte del Paese”.
Le due facce della crisi dei servizi. Una tabella riportata nel documento mostra chiaramente quanto detto. Per ciò che concerne i servizi sociali (la cui titolarità  è dei comuni), tra il 2000 e il 2009 si è registrata una crescita lenta ma costante della spesa. Negli anni 2010-2011 si è assistito a una stabilizzazione della spesa. E per il biennio 2012-2013 si va verso una riduzione della spesa. In particolare, nel 2012 la riduzione prevista è tra il 12,7% e il 13,5% in meno.
Di contro i servizi socio-sanitari (la cui titolarità  è in capo a regioni e Asl) grazie alle legislature regionali tra il 2000 e il 2005 e tra il 2005 e il 2010 hanno visto un robusto incremento della spesa, un rafforzamento dei servizi e una nuova progettualità  (Fondi regionali per la non autosufficienza). Per il 2010-2015 c’era un’aspettativa iniziale di consolidamento delle riforme. Invece si assiste a una difficoltà  a procedere con i percorsi previsti o a mantenere quanto già  realizzato.

Delega ed evoluzione del welfare. Un altro aspetto da valutare, secondo il documento del Forum, riguarda il modo in cui la delega si colloca rispetto all’evoluzione storica del welfare sociale in Italia.
“Il disegno di legge – si afferma – è stato sinora discusso solo con riferimento ai suoi contenuti, Nel nostro Paese, durante la ‘seconda Repubblica’ del sociale (1996-2011) – ad eccezione della legge quadro 328/2000, la cui attuazione è stata tuttavia parziale – a livello nazionale sono mancate riforme incisive atte a ridisegnare l’intervento pubblico in materia”. Il rapporto mostra invece che l’esperienza della maggior parte dei Paesi dell’Europa a 15 più simili all’Italia (per cultura e tradizione d’intervento pubblico) è stata diversa. Gli unici due Paesi in cui non è stata portata a compimento alcuna riforma in fatto di welfare sociale sono Italia e Grecia. “Da noi mancano dunque le riforme strutturali necessarie”.
Dunque, secondo lo studio, “la delega assistenziale non produce una discontinuità  con la ‘seconda repubblica’ del sociale ma, al contrario, ne dilata gli aspetti critici attraverso la delegittimazione culturale del settore ed effettuando ulteriori tagli. In altri termini, invece di chiudere – come sarebbe necessario – la ‘seconda repubblica’ del sociale, il disegno di legge ne rappresenta la versione estrema in negativo”.

 

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