by Sergio Segio | 7 Dicembre 2011 9:07
PARIGI. Anche il Fesf, il Fondo europeo di stabilità finanziaria, è stato messo ieri sotto «sorveglianza negativa» dall’agenzia di rating Standard & Poor’s. Alla vigilia, nella tarda serata di lunedì, era stata la volta di 15 paesi sui 17 della zona euro, compresi tutti i sei AAA, Germania, Austria, Olanda, Lussemburgo, Finlandia e Francia, minacciata di essere degradata addirittura di due punti. Gli unici due esclusi sono Cipro, già valutata BBB (qualità media inferiore) e già sotto «sorveglianza negativa» e la solita Grecia, che è CC, cioè già in default.
Le reazioni non si sono fatte attendere. A molti, soprattutto a Berlino, Vienna e Lussemburgo, appaiono molto sospetti i tempi dell’annuncio di S&P, alla vigilia dell’importante Consiglio europeo di fine settimana e addirittura poche ore dopo l’intesa franco-tedesca sulla generalizzazione della «regola aurea» e sulle sanzioni quasi automatiche per i paesi che non rispetteranno le regole.
Jean-Claude Junker, presidente dell’Eurogruppo e primo ministro lussemburghese, sostiene che «non può essere una coincidenza» che l’avvertimento di S&P arrivi alla vigilia del Consiglio europeo. Junker ha espresso anche «stupore» per vedere anche il Lussemburgo coinvolto, mentre il paese ha un debito pubblico del solo 20%, ben al di sotto del tetto massimo del 60%. Gli attacchi più decisi sono venuti dalla Germania. Mentre Angela Merkel ha cercato di approfittare della messa in guardia per rafforzare le sue posizioni europee, dichiarando che «metteremo in opera decisioni che giudicheremo importanti», un deputato del Csu vi vede solo «una decisione arbitraria». Il ministro delle finanze, Wolfang Schaà¼ble, l’interpreta come la «migliore motivazione possibile per il Consiglio europeo», ma alcuni fanno riferimento a «un complotto Usa» per sviare gli sguardi dai guai di Washington. Il governatore della Banque de France, Christian Noyer, ha relativizzato l’annuncio, affermando che la metodologia delle agenzie di rating «è più legata a fattori politici che economici». Stessa reazione da parte del governatore della Banca centrale austriaca, anch’egli membro del bord della Bce, Ewald Nowotny, secondo il quale «il momento scelto e l’ampiezza dell’annuncio hanno un contesto chiaramente politico».
Il ministro delle finanze olandese, Jan Kees de Jager, preme per nuove decisioni «energiche» di austerità dappertutto nella zona euro, mentre in Finlandia, paese tra quelli meglio messi, l’obiettivo deve essere di «recuperare la fiducia per la zona euro nel suo insieme».
In Francia, Sarkozy ha parlato di situazione «grave» e ne ha approfittato per cercare di mettere l’opposizione con le spalle al muro. «Il paese ha bisogno di unità » ha detto il presidente, mentre il ministro delle finanze, Franà§ois Baroin, ha rilanciato l’idea di votare la regola aurea nella Costituzione «prima delle presidenziali». Franà§ois Hollande, candidato socialista, vede «alcuni paradossi quando Sarkozy ci parla di regola aurea a fine mandato». Il Ps, che ha dichiarato di essere disposto ad introdurre la regola aurea nella Costituzione ma solo dopo il voto di primavera (per non trovarsi con le mani legate in caso di vittoria), rifiuta di mettere le prossime finanziarie sotto controllo di un pilota automatico. Il deputato Arnauld Montebourg giudica le agenzie di rating «alleate della speculazione». Per Jean-Pierre Chevènement, ex ministro e candidato «repubblicano» alle presidenziali, fa riferimento a Ubu Roi di Jarry.
Il governo francese ha però negato la preparazione di un terzo piano di austerità prima delle presidenziali, anche se S&P ha giudicato «insufficienti» i tagli al bilancio decisi finora da Parigi per rispettare l’impegno di un deficit del 4,5% nel 2012.
S&P si difende. Sottolinea che ci sono cinque fattori di “stress” nella zona euro: debito pubblico e privato alto, attesa di una leggera recessione nel primo semestre del 2012, conflitto aperto tra i politici europei, banche a corto di crediti, premi di rischio in netto rialzo richiesti dai mercati per prestare denaro agli stati della zona euro. I mercati non hanno però reagito troppo nervosamente ieri. Secondo il ministro degli esteri francese, Alain Juppé, la ragione starebbe nel fatto che la “risposta” era già stata data dall’accordo franco-tedesco: «Miglioreremo considerevolmente la disciplina di bilancio», ha detto. Il prossimo, decisivo appuntamento, è quello con il Consiglio europeo dell’8 e 9 dicembre.
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