Sanzioni Ue, la Shell chiude e lascia il paese

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Il testo promosso dall’Ue è stato approvato con 37 sì, 4 no (Russia, Cuba, Cina e Ecuador) e 6 astenuti (Uganda, India, Filippine, Angola, Bangladesh, Camerun).
A seguito di nuove sanzioni, aggiuntesi a quelle decise giovedì dai 27, la Shell ha annunciato che cesserà  le attività  nel paese. Nel mirino, tre compagnie petrolifere siriane, tra cui le statali Syria Trading Oil (Sytrol) e General Petroleum Corporation, e anche una joint venture Gpc, Al Furat Petroleum Company. Mentre i paesi arabi e occidentali stringono la tenaglia economico-finanziaria attorno al regime di Bashar al-Assad, l’Esercito siriano libero (Esl), formato da disertori e basato in Turchia, intensifica gli attacchi. Ieri, l’Esl – che ad Ankara ha concluso un accordo con il Consiglio nazionale siriano (Cns) – ha ucciso 8 persone nell’assalto a un edificio dell’intelligence nel nord del paese.
Dalla Turchia, il vicepresidente Usa, Joe Biden, in visita, ha intimato ad al-Assad di lasciare il potere e consentire una «transizione pacifica». Più che verso il modello yemenita – che ha portato alla destituzione negoziata dell’immarcescibile Abdullah Saleh – la situazione siriana sembra però andare verso la guerra civile. E lo spettro di una versione libica, corretta alla bisogna (in forza della diversa posizione di Mosca e Pechino) sembra profilarsi, a partire dall’insistenza sulla necessità  di «proteggere i civili»: capofila la Turchia, che preme – insieme all’ Esl e al Cns – per l’istituzione di no-fly zone alle frontiere. Una rivendicazione che risuona all’interno delle manifestazioni in Siria.
Se il Consiglio nazionale di transizione andasse al potere, interromperebbe ogni rapporto con l’Iran, il movimento sciita libanese Hezbollah, il movimento di resistenza islamico Hamas, ha affermato ieri il leader del Cns, Burhan Ghalioun, in un’intervista al Wall Street Journal. «Non ci sarebbero rapporti privilegiaticon l’Iran. Rompere queste relazioni speciali significherebbe spezzare l’alleanza strategica, l’alleanza militare – ha detto – Dopo la caduta del regime siriano, Hezbollah non sarà  più lo stesso». Ghalioun, che Parigi ha già  riconosciuto come legittimo interlocutore, ha poi rassicurato i suoi padrini: il Cns (nato fuori dal paese, a differenza del più dialogante Coordinamento democratico siriano, che la Russia ha incontrato per la prima volta giorni fa) lavorerà  per un allineamento della Siria «con le principali potenze arabe della regione». Anche la Farnesina – ha riferito ieri il portavoce, Maurizio Massari – continua a «mantenere contatti» con il Cns: in linea con quanto aveva messo in moto il precedente ministro Frattini.


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