by Editore | 21 Dicembre 2011 10:16
FIRENZE – Enrico Rossi insiste: sia concessa la cittadinanza italiana a Sougou Mor, Mbenghe Cheike e Moustapha Dieng, ancora ricoverati in gravi condizioni negli ospedali fiorentini di Careggi e Santa Maria Nuova, dopo essere scampati per miracolo al raid fasciorazzista di Gianluca Casseri costato la vita a Samb Modou e Diop Mor. Dopo aver lanciato la proposta al termine della manifestazione di sabato, il presidente della regione Toscana ha scritto ufficialmente al ministro Anna Maria Cancellieri e a Giorgio Napolitano. «Da contatti con l’entourage del capo dello Stato è giunta una disponibilità a collaborare – spiega Rossi – perché i cittadini senegalesi in questi giorni hanno mostrato grande protagonismo politico. Le istituzioni, le forze sociali e politiche devono porsi il problema di come questo protagonismo non si esaurisca qui». Quindi la cittadinanza deve essere intesa come un gesto politico. Non per caso, da palazzo Strozzi Sacrati, sede della Regione, viene anche ribadita la necessità dare automaticamente la cittadinanza a chi, figlio di migrante, nasce in Italia. Con in parallelo l’allargamento dei diritti politici, a partire da quello di voto negli enti locali, a tutti gli immigrati regolarmente residenti nelle città e nelle regioni della penisola. Anche così, Rossi ne è convinto, si combatte il razzismo.
Nel mentre alle Cappelle del Commiato, con una cerimonia privata, i parenti e gli amici più stretti salutano Samb Modou e Diop Mor. Un’ultima preghiera, prima che i corpi delle due vittime di Casseri prendano il volo per Dakar, dove saranno organizzati i funerali. Al rito dell’abluzione dei corpi ci sono anche l’imam fiorentino Izzedin Elzir, l’ex parlamentare Mercedes Frias che da anni è un punto di riferimento per le comunità migranti, e l’assessore Stefania Saccardi a nome di Palazzo Vecchio, pronto a sostenere le spese per il rientro in Senegal delle salme e degli accompagnatori. Fra questi il fratello di Diop Mor, Alì, arrivato dalla Francia, e Diemeidi, fratello di Samb Modou, che abita a Pontedera. «In questi giorni – tira le somme Assane Kebe e nome della comunità senegalese fiorentina – abbiamo sentito intorno a noi una grande solidarietà , e sono partite tante iniziative per raccogliere fondi per le famiglie dei feriti e per quelle dei defunti. In questi giorni con noi abbiamo visto la grande Toscana di Giorgio La Pira e padre Ernesto Balducci. Questa terra non è terra di discriminazione e razzismo». Anche il Consiglio regionale toscano ricorda i suoi morti con un minuto di silenzio.
Quanto a Gianluca Casseri, il suo funerale si svolge nel pomeriggio a Pistoia. Al cimitero comunale pochissimi familiari, molti carabinieri e agenti della Digos, che continuano a indagare sul ragioniere nazifascista. A questo riguardo, si scopre che in una videoinchiesta del 2009 di Saverio Tommasi e Ornella De Zordo, dal titolo emblematico «Razzisteria», Casseri viene ritratto mentre nel febbraio 2006 partecipa a Colle val d’Elsa a una manifestazione di Forza Nuova e Lega Nord contro l’edificazione di una moschea (www.youtube.com/watch?v=NNLkCPvoRn8). Ancora mistero invece sulle due chiavi del killer che non trovano serrature corrispondenti, e che fanno ipotizzare agli investigatori l’esistenza di un luogo segreto – forse un garage – in cui Casseri teneva nascosta la sua roba, fra cui sicuramente un computer sul quale scriveva. I carabinieri stanno cercando tra le numerose proprietà immobiliari della famiglia, concentrate in città e provincia di Pistoia. Va da sé che anche i suoi due mazzi di chiavi riflettono appieno le idee del proprietario. Su uno c’è una croce celtica, sull’altro l’effigie di Benito Mussolini.
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