Riforma finanziaria, nuova sconfitta di Obama

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NEW YORK – Per la seconda volta Barack Obama incassa una sconfitta cocente su un aspetto decisivo della sua riforma finanziaria. L’ostruzionismo repubblicano al Senato fa saltare la nomina del suo candidato, Richard Cordray, alla testa della nuova authority per la protezione del risparmiatore. Obama reagisce con sdegno: «Le istituzioni finanziarie hanno già  tanti lobbisti che curano i loro interessi, anche i consumatori avrebbero diritto a qualcuno che li difenda». La mancata nomina prolunga la situazione di paralisi gestionale di questa agenzia, il Consumer Financial Protection Bureau. Doveva essere un fiore all’occhiello per l’Amministrazione Obama, uno strumento nuovo per impedire che le banche e altri attori finanziari tornino ad abusare dei clienti com’era accaduto prima del 2008 con la diffusione dei mutui subprime. Ma proprio per questa sua funzione di guardiano a tutela del consumatore, la nuova authority inserita nella legge Dodd-Frank (sulle nuove regole dei mercati) fu fieramente avversata da Wall Street fin dall’inizio. Non essendo riusciti a impedirne la creazione sulla carta, gli avversari l’hanno bloccata nella pratica. Dopo l’approvazione della legge Dodd-Frank la battaglia si è spostata sul nuovo terreno, che è appunto la nomina del capo. Prima Obama provò a metterci Elizabeth Warren, la celebre giurista di Harvard che dell’authority era stata la vera madrina. Ma l’ostruzionismo repubblicano fu così duro che la Warren finì per rinunciare. Come secondo candidato Obama ha presentato Cordray, ma anche lui è considerato troppo “duro” dalla destra. Ex attroney general (l’equivalente di un ministro della Giustizia) per lo Stato dell’Ohio, Cordray si era distinto per una serie di processi contro le banche sui pignoramenti forzosi di case. Sul suo nome ci sono stati 53 sì e 45 no al Senato: ma per una norma del regolamento occorre una maggioranza qualificata di 60 voti per superare l’ostruzionismo dell’opposizione. La destra dunque ce l’ha fatta un’altra volta. La sua richiesta: voterà  a favore di un candidato di Obama solo quando questa Amministrazione avrà  accettato di cambiare lo statuto dell’authority, sottoponendola a una commissione parlamentare per ogni richiesta di finanziamento, e subordinandola ad altre agenzie che si occupano di mercati finanziari. Sono richieste che puntano a indebolire il Consumer Financial Protection Bureau, come voluto dalle banche. Il senatore Sherrod Brown dell’Ohio, democratico, ha osservato che «con questo voto l’opposizione ha dimostrato che la sua lealtà  va tutta verso le banche di Wall Street». L’authority di fatto già  è in funzione dal mese di luglio. Ma senza un direttore non può esercitare alcuni dei suoi poteri. Obama ha promesso che proseguirà  nella battaglia per dare un capo all’authority, ma con questo regolamento del Senato non gli sarà  facile aggirare il veto della destra.


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