Quella voglia di immobili oltreconfine ora costerà cento milioni di euro all’anno
Sono almeno 400 mila le case all’estero acquistate dagli italiani negli ultimi vent’anni: un fenomeno in continua ascesa, quasi una moda per chi ha discrete possibilità finanziarie. E negli ultimi quattro anni la corsa al mattone oltreconfine ha subito una impressionante accelerazione, con una media di acquisti di 30-35 mila abitazioni l’anno. Ora questa voglia di case all’estero costerà di più: la tassa introdotta dal governo Monti darà ogni anno 98 milioni di euro.
Un valore sottostimato
Secondo le prime valutazioni, il valore degli immobili dichiarati all’estero è di 19,4 miliardi di euro. E qui c’è un primo conto che non torna, perché gli operatori specializzati sono convinti che il valore reale delle abitazioni oltre frontiera sia non inferiore ai 50 miliardi: più del doppio di quanto dichiarato. Dunque, ci sarebbe una fortissima area di sommerso negli acquisti.
Le destinazioni
Sono cambiate nel corso degli anno, e anche di molto. Quest’anno, il 24% degli acquisti è avvenuto negli Stati Uniti, il 18% in Spagna e il 15% in Grecia. Un “podio” completamente diverso da quello che si presentava quindici anni fa. Nel 1995 il 32% degli acquirenti italiani preferiva la Francia, ora il 10%. Forte risultava, poi, l’acquisto di case in Gran Bretagna (il 17% del totale), quest’anno 4%. In sostanza, meno acquisti in località con valori immobiliari elevati e “corsa” al mattone più accessibile come quello spagnolo o greco.
L’imposta
La nuova tassa, ufficialmente denominata Ivie (Imposta sul valore degli immobili situati all’estero), è pari al 7,6 per mille del valore degli immobili che risulta dall’atto di acquisto o dai contratti e, in mancanza di essi, secondo il valore di mercato rilevabile nel luogo in cui è situato l’immobile. Dovrà essere pagata dal proprietario dell’immobile o dal titolare di altro diritto reale sullo stesso.
La decorrenza
L’imposta è dovuta “a decorrere dal 2011”. Si dovrebbe quindi ritenere che già dal prossimo anno si dovrà pagare la tassa per il 2011. L’imposta è dovuta proporzionalmente alla quota di possesso. Ad esempio, se l’appartamento è stato acquistato in regime in regime di comunione dei beni, ciascun coniuge dovrà pagare il 50%.
Il credito d’imposta
Per evitare fenomeni di doppia imposizione, il provvedimento stabilisce che dall’imposta dovuta il contribuente potrà dedurre un credito d’imposta, fino a concorrenza del suo ammontare, pari al valore dell’eventuale imposta patrimoniale versata nello Stato in cui è situato l’immobile. In sostanza, se l’imposta patrimoniale pagata all’estero è superiore alla nuova tassa, il proprietario non dovrà pagare nessuna imposta in Italia.
Gli stranieri in Italia
Siccome le regole della nuova imposta si applicano alle persone fisiche “residenti”, si dovrebbe ritenere che essa risulti estesa anche agli immigrati regolari, che abbiano case all’estero.
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