QUANDO LA TV PUà’ FARE SCUOLA

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Caro Direttore, il bell’articolo di Christian Raimo su Repubblica di qualche giorno fa sottolinea l’importanza – per la crescita culturale e sociale del paese – di un’attenzione specifica al tema della formazione degli insegnanti. Tema ancor più rilevante se consideriamo l’attuale situazione di crisi economica: la formazione è infatti sempre essenziale, ma in situazioni di crisi lo è – se possibile – ancor di più. Crescita delle competenze e delle capacità  di innovazione, riqualificazione professionale, necessità  di comprendere le caratteristiche dei mutamenti in corso e di governarli: tutti obiettivi che, come ha autorevolmente ricordato il Presidente Napolitano, non possono essere raggiunti senza un sistema formativo efficace e aggiornato. 
Un sistema che – anche a livello di formazione dei docenti – integri formazione “formale”, basata su corsi strutturati e certificati, e formazione “informale”, meno organica e strutturata ma capace di sfruttare al meglio ogni possibile occasione di apprendimento e di crescita culturale e professionale. Un sistema che ha al suo centro l’azione del Ministero dell’Istruzione, ma che può e deve includere una pluralità  di soggetti e di strumenti, compresi quelli che i docenti stessi contribuiscono a creare in rete. 
È questo sistema che, ciascuno nel campo di propria competenza, dobbiamo tutti contribuire a ripensare e rafforzare. Con la consapevolezza che le singole iniziative – pur lodevoli – possono realmente funzionare solo se riescono a diventare parti organiche di un progetto complessivo. 
Raimo sottolinea il ruolo che RAI Educational può avere in questo contesto. È su questo ruolo che vorrei brevemente soffermarmi. Giacché sono convinta che la televisione possa essere anche “buona maestra”, ed esserlo usando al meglio le enormi potenzialità  aperte dalle reti, dai social media, dai tablet, dalle nuove connected TV.
All’interno di questo ecosistema RAI Educational ha il suo ruolo specifico nella produzione di contenuti di qualità  per l’apprendimento, utilizzabili in tutti i contesti formativi – dalla scuola all’università  – ma anche nella formazione “informale” e nel lifelong learning. Contenuti prevalentemente (ma non unicamente) audiovisivi, capaci di muoversi con facilità  da un medium all’altro, e di essere riusati e distribuiti liberamente.
In questa direzione vanno i progetti che stiamo portando avanti: dai nuovi siti di contenuto (abbiamo varato nei giorni scorsi quelli dedicati alla letteratura, all’indirizzo www.letteratura.rai.it, e all’arte, all’indirizzo www.arte.rai.it, e altri sono in cantiere) ai magazine culturali che stiamo preparando per iPad e Android; dall’esplorazione delle possibilità  offerte dalla social TV (con l’uso dei social media come canale aggiuntivo per discussione e approfondimento) alla realizzazione di nuovi programmi per i canali RAI Scuola e RAI Storia, anche in collaborazione con il MIUR e su tematiche che spaziano dall’orientamento alla cittadinanza consapevole, dalla salute all’ambiente, dalla filosofia all’economia. In tutte queste attività  dedicheremo non solo attenzione specifica ma anche spazio d’intervento a docenti e formatori: ad esempio, aprendo in rete spazi specifici per la costruzione di lesson plan a partire dai nostri materiali.
Sfida non facile, ma RAI Educational è da sempre il luogo per un vero e proprio laboratorio di idee e sperimentazione. Un laboratorio di cui la televisione italiana ha oggi sicuramente bisogno, e che rappresenta, credo, un investimento utile non solo nel campo strettamente educativo e culturale.
*(L’autrice è direttore 
di RAI Educational)


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