“Stanno prevalendo i gruppi armati ma i siriani non vogliono la guerra civile”

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«L’attentato a Damasco segna un autogol di proporzioni monumentali da parte dell’opposizione armata, oltre a rappresentare la prima azione del genere nella capitale». Pochi commentatori più di Patrick Seale sanno orientarsi fra i trabocchetti siriani: profondo conoscitore e critico della dinastia Assad, è categorico: «Le bombe hanno prodotto l’effetto opposto: hanno rafforzato le tesi del governo».
Signor Seale, il regime attribuisce la responsabilità  dell’attacco ad Al Qaeda, mentre l’opposizione denuncia i servizi segreti siriani. E lei?
«Io vedo la mano dell’opposizione armata, la stessa che poco fa aveva colpito una centrale dell’Intelligence alle porte della capitale. Però, il risultato è controproducente, e per più di un motivo».
Quali?
«Primo, perché prendendo di mira il centro della città  ha impaurito la popolazione. I siriani sanno bene cos’è successo in Iraq e in Libano, come quei due Paesi siano stati distrutti dalla guerra civile. Non vogliono che questo si ripeta in Siria. Secondo, gli attentatori hanno avallato la tesi del regime, cioè che l’insurrezione sia di matrice terrorista. Terzo, hanno offeso la Lega araba proprio all’arrivo degli osservatori: la Lega vuole una transizione pacifica verso la democrazia, ma l’opposizione vuole rovesciare il regime». 
Lei parla di opposizione, ma a chi si riferisce in particolare?
«A una galassia di gruppi frammentati, che ora ne escono ancora più indeboliti, divisi fra chi ritiene che la protesta pacifica sia la loro forza morale, e chi vuole lo scontro armato. I secondi ora prevalgono sui primi: si rafforzano gli islamisti, con armi che affluiscono dall’Iraq e dal Libano, e notizie di squadre di Al Qaeda arrivate dall’Iraq».
Il regime ne ricava un beneficio?
«Il governo si rafforza nella convinzione, anzi l’ossessione, che si tratti di una cospirazione esterna, guidata dai “nemici” storici, America, Israele, parte dell’Europa, decisi a indebolire l’asse Siria-Iran-Hezbollah e a frammentare il Paese. Questo porta la leadership a trascurare le legittime richieste del popolo, le proteste contro la disoccupazione, la brutalità  della polizia, la mancanza di libertà ».
Qual è la via d’uscita? 
«Serve una transizione pacifica attraverso il dialogo. Ma l’opposizione armata sta trascinando il Paese verso la guerra civile»


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