by Editore | 19 Dicembre 2011 9:11
MILANO – Nel momento in cui si chiede un grosso sacrificio agli italiani, non è ammissibile regalare le frequenze televisive per il digitale terrestre. La pensano così Corrado Passera, ministro dello sviluppo, ma anche esponenti della politica e dell’industria tricolore. «Di fronte ai sacrifici chiesti agli italiani- ha detto Passera durante la trasmissione di Rai3 Che tempo che fa – pensare che un bene di Stato possa esser dato gratuitamente non è tollerabile e, verosimilmente, non lo tollereremo». Il ministro non ha però sciolto le riserve su quale formula alternativa al Beauty contest verrà adottata per vendere lo spazio sull’etere. «Può essere una cosa un po’ diversa – ha precisato il ministro – non decido da solo, ho preso l’impegno di fare delle proposte al governo. Probabilmente le ragioni di mercato e tecnologiche che hanno portato alla decisione del Beauty contest si sono modificate». Passera non ha poi escluso che «siano frequenze da utilizzare per la televisione» precisando che a prescindere dall’entità dell’incasso, qualunque somma verrà raccolta dalla vendita sarà sempre meglio di niente. Infine Passera ha detto che venderà le sue azioni Intesa («è una disgrazia, ma così ci togliamo il dubbio» sul conflitto d’interessi) chiudendo del tutto con il suo passato di banchiere. Per il futuro il ministro non ha escluso una carriera politica: «Occuparsi di bene comune – ha detto Passera – è il più bello dei lavori».
Diego Della Valle, che invece è contento di fare l’imprenditore, è d’accordo con Passera sul fatto che le frequenze vadano pagate. «C’è l’obbligo e il dovere di vendere, nel modo migliore, le cose che appartengono al paese e quindi ai cittadini». Per Della Valle «non è ammissibile che un pensionato faccia un sacrificio» e poi magari «svendiamo i beni dello stato, che siano una caserma, un’azienda o una frequenza televisiva». Secondo Antonio Di Pietro è invece scontato procedere a un’asta competitiva, come è successo con le frequenze telefoniche. «Il governo deve emanare il provvedimento – ricordava ieri il presidente dell’Italia dei Valori – che blocca il Beauty contest e lancia l’asta per le frequenze televisive prima di Natale». Per l’ex ministro delle telecomunicazioni Paolo Gentiloni, grazie all’asta, il governo potrebbe incassare fino a 2 miliardi. «Si tratta di cinque o sei frequenze che possono avere una base d’asta di 250 milioni – spiega il deputato del Pd – stabilendo un raffronto con frequenze simili messe all’asta in settembre, aggiudicate da Tim, Vodafone e Wind a 350 milioni ciascuna». Ma anche Gentiloni ritiene che la questione debba essere studiata a fondo. «Vediamo come si muoverà Passera – ha concluso – sono d’accordo che bisognerà studiare bene il dossier e istituire un’asta equilibrata per valorizzare queste frequenze, e valorizzarle al massimo». E l’udc Roberto Rao ricorda che «la procedura del Beauty Contest è del tutto illogica perché va nella direzione opposta alla politica di questo governo, fatta di risparmi, rigore e valorizzazione delle risorse». Non è d’accordo, invece, l’ex ministro del Pdl, Maurizio Gasparri secondo cui «chi acquista cash deve fare anche degli investimenti» perché «fare la televisione costa». Il problema, per Gasparri «non è difendere gli interessi dell’uno o dell’altro» vale a dire di Berlusconi, perché anche «in altri paesi occidentali è stata seguita la procedura del Beauty contest, che è stata autorizzata dall’Autorità per le comunicazioni e dalla Ue» e quindi non è stata «inventata» ad hoc per reti Mediaset.
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