“Green economy” a piccoli passi Durban, nasce l’asse Europa-Cina
DURBAN – Tra non paper, i documenti scritti per restare nel vago, e sigle come Mrv (il monitoraggio delle emissioni serra) o Lulucf (l’impatto ambientale della deforestazione) la trattativa sul clima rischia di apparire un dibattito lunare. Eppure alla conferenza Onu di Durban si discute di cose molto concrete: il livello di comfort delle case in cui abitiamo, il modo in cui andiamo a lavorare e i veleni che respiriamo nel tragitto, la presenza di cumuli di rifiuti vicino a casa o la possibilità di riciclarli creando lavoro.
Molto probabilmente il mondo andrà nella direzione indicata dai flussi di investimento privati, che dal 2008 premiano le rinnovabili rispetto ai combustibili fossili, e dalla capacità di pianificazione di Pechino, che nei prossimi 5 anni investirà 250 miliardi di euro nelle tecnologie per ridurre le emissioni di anidride carbonica. Ma un fallimento della conferenza, prodotto dalla resistenza del cartello che fa capo agli Stati Uniti, rallenterebbe la riconversione industriale proprio mentre il caos climatico accelera moltiplicando alluvioni e siccità devastanti.
«A Durban si gioca una partita importante che potrebbe vedere la nascita di un asse tra l’Europa e la Cina mirato allo sviluppo della green economy», afferma il ministro dell’Ambiente Corrado Clini. «Noi stiamo lavorando in questa direzione e abbiamo messo in piedi 250 progetti congiunti per lo sviluppo e il trasferimento di tecnologie italiane eco-efficienti. È possibile che su questa linea si costruisca un’alleanza con paesi come Brasile, Messico, Sudafrica, Australia e Nuova Zelanda».
Ecco in che modo una vittoria del gruppo dei volenterosi modificherebbe la nostra vita riducendo l’uso di carbone e petrolio.
Case. I consumi energetici diminuirebbero grazie agli accorgimenti della bioclimatica: dal “cappotto” attorno alle mura per limitare la dispersione termica all’isolamento dei tetti, dai doppi vetri alle caldaie super efficienti.
Auto. Il 2012 è l’anno in cui l’auto elettrica debutta in Europa. Pechino ha già messo in produzione le auto con la spina: saranno un milione nel 2015. Il numero globale crescerebbe.
Elettricità . La spinta delle rinnovabili, già inarrestabile, farebbe avanzare rapidamente mini eolico e fotovoltaico. Si svilupperebbe la trigenerazione, l’uso efficiente dell’energia evitando gli sprechi, cioè producendo assieme elettricità e calore da convertire in fresco durante l’estate.
Illuminazione. Le vecchie lampadine a incandescenza, che consumano 5 volte più di quelle fluorescenti compatte, andrebbero in pensione. L’illuminazione pubblica verrebbe schermata verso l’alto migliorando l’efficienza e diminuendo l’inquinamento luminoso.
Smart grid. Le città diventerebbero reti intelligenti in cui l’elettricità viaggia nei due sensi (molti la produrrebbero, comprerebbero e venderebbero). In ogni salotto si potrebbero leggere i consumi della propria casa, momento per momento.
Rifiuti. Si rafforzerebbe la raccolta differenziata e il recupero, bloccando il traffico illegale di rifiuti pericolosi.
Nuovi materiali. Le plastiche biodegradabili che hanno sostituito i vecchi shopper farebbero scuola. La chimica verde sostituirebbe quella ad alto impatto ambientale e sanitario.
Related Articles
Alluvioni e prevenzione. Da dieci anni si attende il piano per il clima
Ora ci sono 195 pagine con progetti senza priorità né finanziamenti Galletti: “Sì entro l’anno”
Giustizia climatica, gli attivisti in piazza da Roma a Melbourne a New York
Ambiente. «Cambiare il sistema, non il clima». Due anni di pandemia non hanno intaccato la forza del movimento. Molte le critiche rivolte a Cingolani, definito dai manifestanti «ministro della finzione ecologica». Draghi all’Onu: «Ascoltare chi chiede il cambiamento»
Una barbarie giuridica incostituzionale
Nel testo della bozza di decreto legge sulle liberalizzazioni circolato in queste ore suscita particolare sconcerto la disposizione di cui all’art. 20.