“È il referente politico di Gomorra” nuova richiesta di arresto per Cosentino

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NAPOLI – La politica a Gomorra era nelle mani giuste. Le mani del clan camorristico dei Casalesi e del loro «referente politico nazionale»: l’ex sottosegretario all’Economia e coordinatore regionale del Pdl Nicola Cosentino. Una nuova inchiesta della Procura di Napoli disegna un allarmante scenario di collusioni sulla gestione degli affari e il condizionamento delle scelte degli elettori a Casal di Principe, il comune della provincia di Caserta dove domina il clan camorristico raccontato da Roberto Saviano e dove è nato e conserva interessi anche Cosentino. Nei confronti del parlamentare il giudice Egle Pilla ha inviato ieri alla Camera la seconda richiesta di arresto dopo quella, respinta dall’assemblea di Montecitorio ma confermata in Cassazione, che lo vede tuttora sotto processo a Santa Maria Capua Vetere per concorso in associazione mafiosa.
In questa nuova indagine, che conta complessivamente 55 persone destinatarie di ordinanza di custodia in carcere e 5 agli arresti domiciliari, Cosentino è indagato per concorso in falso, violazione della normativa bancaria e reimpiego dei capitali, nel capitolo investigativo che prende in esame l’operazione finanziaria e amministrativa legata alla realizzazione del centro commerciale «Il Principe» di Casal di Principe. Una iniziativa nella quale, secondo i magistrati, il clan dei Casalesi aveva «diretti interessi». Nell’inchiesta è indagato anche un altro maggiorente del Pdl campano, il presidente della Provincia di Napoli Luigi Cesaro, destinatario di un avviso di garanzia per la sola ipotesi di violazione della normativa bancaria. Per Cesaro non è stato chiesto alcun provvedimento, la Procura però vuole interrogarlo.
L’indagine, condotta dalla Dia diretta da Maurizio Vallone e dai carabinieri di Caserta, ha visto al lavoro due dei gruppi d’eccellenza della Procura: il pool che indaga sulla camorra casalese, con il procuratore aggiunto Federico Cafiero de Raho e i pm Antonio Ardituro, Giovanni Conzo e Cesare Sirignano, e i pm delle grandi inchieste sul potere, Henry John Woodcock e Francesco Curcio. L’attività  investigativa si è sviluppata lungo tre filoni: il controllo del voto durante le elezioni al comune di Casal di Principe nel 2007 e nel 2010, «a cui ha fatto seguito – rileva la Procura – la costante soggezione dell’istituzione comunale ai voleri della camorra»; il controllo del ciclo del calcestruzzo; e «l’intreccio» che ha caratterizzato la vicenda del centro commerciale. Una struttura “fantasma” che avrebbe dovuto procurare voti al candidato sindaco, poi eletto, Cipriano Cristiano, ora arrestato.
A Cosentino i magistrati contestano di aver ricoperto un «ruolo decisivo» nella fase del rilascio della concessione edilizia, ma soprattutto per aver sollecitato la concessione di un credito, poi risultato garantito da una fidejussione falsa, all’imprenditore Nicola Di Caterino, titolare di fatto del progetto. Cesaro entra nell’indagine per aver accompagnato Cosentino all’incontro tenutosi nel febbraio 2007 a Roma, quando il coordinatore del Pdl era ancora sottosegretario all’Economia, presso la sede di Unicredit. «Pochi giorni dopo tale intervento il finanziamento, che fino a quel momento aveva incontrato ostacoli e rallentamenti, veniva sbloccato e si finanziavano gli adempimenti all’erogazione». La giunta della Camera discuterà  martedì prossimo sulla richiesta d’arresto per Cosentino. Cesaro sarà  interrogato in Procura venerdì. «Al posto loro io mi dimetterei», commenta il procuratore Giandomenico Lepore. «Sono del tutto sereno – assicura Cosentino – e consapevole che i fatti contestatemi potranno essere chiariti nel corso di una interrogatorio che chiederò appena sarò in possesso della documentazione». Si dice sereno anche Cesaro e «convinto, di essere in grado di dare ogni chiarimento, che faccia emergere la mia completa estraneità ».


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