“Al San Raffaele un’associazione a delinquere”

Loading

MILANO – Associazione a delinquere. Sale di un gradino l’inchiesta sul fallimento del San Raffaele, l’ospedale fondato da Don Luigi Verzé e schiacciato da 1,5 miliardi di debiti. E lo fa con l’arresto di Mario Valsecchi, l’ex direttore amministrativo dell’ospedale, condotto ieri dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Milano a San Vittore dalla sua casa di Como, e contestando come nuovo reato l’associazione a delinquere allo stesso Valsecchi e a Piero Daccò, l’imprenditore vicino a Comunione e Liberazione e da anni amico di Roberto Formigoni. Entrambi si sarebbero “associati” con Mario Cal, braccio destro di Don Verzé morto suicida la scorsa estate, e con gli imprenditori Pierino Zammarchi e Fernando Lora (gruppo Progetti) «al fine di commettere plurimi delitti di frode fiscale, appropriazione indebita, distrazione di beni e riciclaggio di denaro di provenienza illecita».
“DON VERZà‰ SAPEVA”
Stando alle indagini, il sistema San Raffaele era semplice. La Regione pagava le prestazioni sanitarie (400 milioni l’anno) e l’ospedale pagava i suoi fornitori. Ma per lavorare, questi dovevano retrocedere “in nero” una parte delle commesse ottenute. I soldi, o rimanevano in mano ai vertici della Fondazione San Raffaele oppure finivano nelle tasche di Daccò, in contanti o attraverso false fatturazioni.
Il motore di tutto era Don Luigi Verzé e, dopo di lui, il suo braccio destro, Mario Cal. A spiegarlo è Pierino Zammarchi in un verbale decisivo per la ricostruzione degli inquirenti: «Cal non faceva nulla di importante che Verzé ignorasse. Questa era una regola generale, tanto più, con riferimento a questi soldi in nero. Già  Verzé nel decennio precedente era stato il mio diretto interlocutore nella richiesta di soldi». Un sistema oleato che andava avanti da anni. Zammarchi «sin dagli anni Ottanta, ha restituito in contante alla dirigenza della Fondazione una quota fissa di ricavi (5% dal 1983 al 1992, 3% dal 2002 al 2006), mentre in seguito ha versato somme su richiesta di Mario Cal per complessivi 800mila euro, parte dei quali sarebbero finiti a Daccò».
LA REGOLA DEL 3%
Questo era l’unico modo per lavorare con il San Raffaele. «Dal 2003 a oggi – ricorda il fondatore della Diodoro – ho realizzato la gran parte dello sviluppo edilizio della Fondazione. Diodoro ha fatturato circa 135 milioni di euro dal 2003. La regola ferrea è stata in tutti questi anni che io retrocedessi a Cal il 3% del mio fatturato».
Una tesi che trova conferme anche nel racconto di Fernando Lora, numero uno della società  Progetti srl. «In una prima fase e sino al 2005 ha versato cash nelle mani di Cal, in seguito ho eseguito pagamenti in contanti e bonifici in favore di Daccò». La ricostruzione delle dazioni di denaro è puntuale. Dal 2002 al 2009, Lora avrebbe restituito in contanti qualcosa come 1,7 milioni di euro e mediante bonifici altri 2,9 milioni di euro. Il contabile della Progetti, Carlo Freschi, ha confermato nella sostanza il resoconto di Zammarchi. Di fronte al rifiuto di «retrocedere» fondi all’ospedale, «Cal sarebbe stato costretto a rivolgersi a qualcun altro, intendendo con questo che avrebbe interrotto i rapporti con la Progetti perché non più collaborativa nell’elargizione delle «stecche»».
IL FIDUCIARIO
Daccò si faceva aiutare da un suo fiduciario, Giancarlo Grenci, un professionista: «Fin dal primo incontro nell’ufficio di Valsecchi – spiega Freschi – Grenci diede disposizione che per qualsiasi contatto telefonico avrei dovuto contattarlo sull’utenza fissa chiamando sempre da una cabina telefonica».
L’ultimo episodio avviene poco prima del suicidio di Cal e lo racconta Lora: «A settembre 2010, Cal mi chiese di anticipargli 1,2 milioni, che versai su un suo conto e mi propose un contratto preliminare. A febbraio mi propose il rimborso, proponendomi un appartamento in via Larga, che valeva 1,8 milioni di euro. Non se ne fece nulla. E la Progetti è rimasta creditrice della somma versata». Il San Raffaele, invece, è in attesa di un concordato preventivo.


Related Articles

M5S, la sfida di Pizzarotti “Autocritica e niente espulsioni Grillo è già un passo indietro”

Loading

Il leader: io più vivo che mai. Quattrocento a Parma, nasce la corrente dei dissidenti. La deputata Sarti: discutiamo se togliere Beppe dal simbolo

I dissidenti pdl salgono a nove. Martino pensa a una corrente

Loading

La fronda liberale contro il Tremonti «socialista» è cresciuta in una manciata di ore, arruolando pezzi grossi del Pdl. E adesso ai capigruppo tocca far di conto, per evitare brutte sorprese in Aula al momento del voto.

Da Andreotti al federale di Anagni è il ritorno del “Ciociaria pride”

Loading

Ostriche, sacrari e principati nella patria di “a Fra’, che te serve?” 

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment