by Editore | 30 Dicembre 2011 8:03
Il primo scandalo della monarchia spagnola trentasei anni dopo (era il 22 novembre del 1975) il ritorno al trono di un re Borbone è scoppiato ufficialmente ieri con l’incriminazione di Ià±aki Urdangarin, duca di Palma di Maiorca e marito dell’infanta Cristina, la seconda figlia del re Juan Carlos. Il giudice José Castro che indaga sulle attività dell’Istituto Noos, una Ong di Barcellona, di cui Urdangarin è stato fondatore e presidente fino al 2006, ha formalizzato le accuse (malversazione di denaro pubblico, falso in bilancio, frode amministrativa e corruzione) e citato per l’interrogatorio il 6 febbraio il genero del re. L’incriminazione di Urdangarin nel caso era data per scontata da settimane tanto che la Casa reale spagnola aveva già cancellato dalle foto ufficiali genero ed infanta, e re Juan Carlos aveva annullato il consueto invito alla figlia, che dal 2009 vive a Washington con il marito e i quattro figli, per trascorrere il Natale nel palazzo della Zarzuela. Qualche giorno fa anche le statue di Ià±aki e Cristina sono state spostate dal Museo delle cere di Madrid.
«Rispettiamo il lavoro dei giudici» ha detto ieri il portavoce della Casa reale in linea con quanto aveva già dichiarato il re (“nessun privilegio davanti alla giustizia”) ma l’incriminazione rappresenta una sconfitta anche per Juan Carlos e un colpo per l’immagine della monarchia spagnola. La preoccupazione per gli ambigui affari di Urdangarin è antica e da qualche tempo tutta la strategia della Casa reale si era concentrata nel tentativo di raffreddare lo scandalo allontanando dalla Spagna Ià±aki e Cristina. Peggiorando le cose. Perché, come notava qualche giorno fa El Paìs, l’attesa per l’imputazione contro Urdangarin è stata così lunga che, ora che è arrivata, sembra già una condanna. I giudici – pensano tutti in Spagna – non lo avrebbero chiamato in causa se non avessero raccolto prove, numerose e non opinabili.
Il caso riguarda diversi milioni di euro di finanziamenti ricevuti dalla Ong per organizzare congressi e attività sportive (anche per ragazzi disabili), che il genero del re e i suoi soci avrebbero stornato grazie a false fatturazioni, e riutilizzato per investimenti e spese private, come l’acquisto e la ristrutturazione di un ricco palazzetto a Barcellona utilizzato poi come residenza da Ià±aki e Cristina. L’infanta Cristina e Urdangarin si conobbero durante i Giochi di Atlanta nel 1996. E, da subito, l’allora giovane campione di pallamano sembrò il gentiluomo perfetto per unirsi ai reali. Ottima famiglia (padre banchiere e madre dell’aristocrazia belga), alto 1,96 cm, educato in prestigiosi collegi cattolici, laureato in Economia (particolare che in seguito risultò falso, non aveva finito gli esami), e poliglotta. Si sposarono l’anno dopo. Ma i guai iniziarono presto quando Undargarin cercò di far carriera nel Comitato Olimpico spagnolo approfittando della reale parentela.
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