by Editore | 20 Dicembre 2011 8:01
ROMA – Irruzione, rapina, fuga. Tutto in meno di quattro minuti: un colpo da professionisti a piazza di Spagna, nel cuore del Centro storico, tra la folla dello shopping natalizio. Bottino: 250 mila euro in contanti, una cifra da record. Le rapine in banca, appannaggio della grande mala ai tempi della Magliana e del “Bavosetto”, sono ormai roba da tossici e da banditi da strada: taglierino, poche decine di banconote arraffate al volo e via. Ma, stavolta, la gang di cinque persone che ha assaltato, verso le 16 di ieri, l’agenzia Unicredit all’uscita del tunnel della metropolitana sapeva il fatto suo. Dopo il colpo del finto prete alla gioielleria Eleuteri di via Condotti, il furto di un anello da 500 mila euro da Cartier, il carro attrezzi usato come un ariete contro le vetrine di Bulgari e la rapina da Vasta a via del Babuino, le luci del centro di Roma sembrano tingersi di un riflesso sempre più sinistro. La “paranza”(cinque veterani tra i 45 e i 55 anni, tutti italiani, uno con la barba lunga) ha scelto bene l’obiettivo, quasi certamente con la fondamentale complicità di un basista. Sulla piazza c’è un’altra agenzia, più grande, fornita e protetta, della Unicredit ma i banditi hanno puntato su quella che si affaccia all’entrata della metro dove i turisti vanno a cambiare la valuta e molti commercianti depositano gli incassi di un fine settimana di apertura. L’ingresso non è protetto da una “bussola” col metal detector e tra le banconote non ci sono mazzette di “security pack” che esplodono schizzando vernice rossa. Poche precauzioni, tanti soldi: l’ideale.
Sono le 15,55 quando il quintetto entra in azione. Dentro, una decina di persone tra impiegati e clienti. Due banditi restano a fare da palo, a meno di cento metri dal camper della polizia, gli altri tre s’infilano dentro. Almeno due indossano un vecchio “fratino” blu della Polizia Municipale (quelli nuovi sono grigi con la scritta Polizia Roma Capitale) e, appena dentro, intimano il rituale “Fermi tutti, mani in alto”. Uno tiene la mano minacciosamente puntata nel giubbotto, un altro impugna una pistola (forse una replica) col braccio abbandonato lungo la gamba senza mai spianarla sugli ostaggi.
«Sono stati minuti interminabili, eravamo terrorizzati – racconta un dei clienti – I banditi ci hanno detto di stare calmi, che non ci sarebbe successo niente. I rapinatori avevano dei cappelli tirati sul viso e gli occhiali da sole, uno portava la barba, non so se vera o finta. Hanno dato una spinta a un impiegato, poi uno di loro ci ha portati in corridoio ed è rimasto a controllarci».
Fuori, tra la gente che si accalca alle vetrine nel gelo di una tersa giornata di tramontana, nessuno si accorge di nulla. «Ma che dice? Non ci credo, non abbiamo notato niente di insolito» si stupisce, alle domande dei cronisti, il banconista del bar di via del Bottino, a una decina di metri di distanza. Stessa reazione tra le commesse di Furla, con le vetrine attaccate all’agenzia.
Il colpo è alle battute finali, questione di secondi. Il cassiere è costretto ad aprire una prima cassaforte (vuota) e una seconda che nasconde il tesoro. I rapinatori infilano i soldi in un trolley, lanciano l’ultima minaccia a clienti e impiegati e se ne vanno senza correre, confondendosi tra la folla. Qualcuno dirà di averli visti imboccare via Condotti, qualche altro di averli notati mentre si incamminavano verso la metro ma sono testimonianze frammentarie e confuse. Quando i militari del colonnello Giuseppe La Gala piombano sul posto i cinque sono ormai lontani. Il resto è routine investigativa: l’esame dei filmati delle telecamere interne ed esterne, oltre che dei visori di sicurezza della metro e la ricerca di impronte digitali (uno solo dei banditi aveva i guanti). La vera indagine, quella sotterranea, è una affannosa ricerca di soffiate e “confidenze” nei giri dei vecchi guerrieri della mala, gente che si è fatta le ossa ai tempi della gang delle Tre B o della Banda della Magliana e che ogni tanto torna a impugnare la semiautomatica. Per la capitale, già traumatizzata da una lunga sfilza di omicidi, ferimenti, gambizzazioni, l’ultimo episodio che sembra fatto apposta per rinfocolare le polemiche sulla sicurezza nella Roma di Alemanno.
*(ha collaborato emilio orlando)
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