by Editore | 15 Dicembre 2011 7:46
Da settembre aveva dovuto mettere i suoi sette operai, che erano un po’ una seconda famiglia, in cassintegrazione. Giovanni Schiavon, 59 anni, titolare di un’azienda padovana che si occupa di scavi, asfalti e demolizioni, vantava crediti per 200 mila euro. Ma nonostante i solleciti i soldi non tornavano in cassa e le banche gli avevano chiesto di rientrare. Schiavon non ha visto via d’uscita per lui, per la sua famiglia e per quei sette operai che, dice la figlia al «Gazzettino», «venivano al primo posto». Si è chiuso alle spalle la porta dell’ufficio e si è sparato un colpo alla tempia. Un suicidio talmente “ordinario” (sono ormai decine gli imprenditori veneti che hanno fatto questa scelta), che ne hanno parlato solo le cronache locali.
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