ORDINARIA DISPERAZIONE

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Da settembre aveva dovuto mettere i suoi sette operai, che erano un po’ una seconda famiglia, in cassintegrazione. Giovanni Schiavon, 59 anni, titolare di un’azienda padovana che si occupa di scavi, asfalti e demolizioni, vantava crediti per 200 mila euro. Ma nonostante i solleciti i soldi non tornavano in cassa e le banche gli avevano chiesto di rientrare. Schiavon non ha visto via d’uscita per lui, per la sua famiglia e per quei sette operai che, dice la figlia al «Gazzettino», «venivano al primo posto». Si è chiuso alle spalle la porta dell’ufficio e si è sparato un colpo alla tempia. Un suicidio talmente “ordinario” (sono ormai decine gli imprenditori veneti che hanno fatto questa scelta), che ne hanno parlato solo le cronache locali.


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 Lì per lì, ti fa crepare dall’invidia. Su questa riva del Tevere litighiamo da decenni sulla riforma di codici e pandette, senza mai cavarne un accidenti; sull’altra sponda basta una sillaba del Papa e via!, riforma battezzata. Significa che per sveltire le nostre istituzioni dovremmo trarre esempio da istituzioni che hanno due millenni di vita sul groppone?

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Carcere d’agosto. Record storico del sovraffollamento, 67 mila detenuti e 39 suicidi dall’inizio dell’anno. A centinaia sono stati salvati un attimo prima che fosse troppo tardi. Per sovraffollamento e riduzione di fondi: soltanto 3,15 euro a disposizione per il vitto giornaliero.

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