Oltre i 500 euro niente contante per il pagamento delle pensioni
ROMA – Niente più pensioni pagate in contanti sopra i 500 euro. La moneta elettronica, attraverso una norma contenuta nella manovra Monti, arriva anche nelle tasche dei vecchietti. Il meccanismo, che rischia di creare grandi difficoltà nella terza età e di sconvolgere abitudini consolidate, entra in vigore da subito e interesserà anche il pagamento in corso o imminente delle tredicesime. A denunciare la norma, contenuta nell’articolo volto a contrastare l’uso del cash, è stato il senatore dell’Idv e leader dell’Adusbef, Elio Lannutti. L’articolo prevede espressamente che il limite generale all’uso del contante è di 1.000 euro, ma aggiunge che quando a pagare è la pubblica amministrazione, Inps compresa, il tetto si dimezza, ovvero 500 euro. Di conseguenza molti pensionati, se vorranno riscuotere la pensione, dovranno dotarsi di credit card, conto corrente o carte postali. Investiti dalla nuova norma contenuta nel decreto saranno la stragrande maggioranza dei pensionati (l’85,3 per cento percepisce sopra i 500 euro, pari a 14,3 milioni di soggetti), mentre potranno ancora raccogliere la pensione in contanti i 2,5 milioni di pensionati (ovvero il 14,7 per cento) che ha una pensione sotto i 500 euro.
Intanto il capitolo pensioni continua a catalizzare l’attenzione della Commissione Bilancio della Camera dove ieri è iniziata la discussione e dove si va verso un “mini-emendamento” unitario Pd-Pdl (oggi si chiude il termine per la presentazione degli emendamenti dei gruppi). Per salvare le pensioni fino a 1.400 euro servono, ha detto il relatore Baretta (Pd), circa 2 miliardi. La caccia è aperta: in prima linea c’è il raddoppio del prelievo sui capitali scudati (anche se ieri il servizio tecnico della Camera ha sottolineato che ci sono problemi di riscossione). Interventi sono allo studio anche sulle pensioni d’oro oltre ai costi della politica.
Si lavora contestualmente sull’esenzione Ici per i più poveri. La proposta avanzata da Massimo Vannucci (Pd) prevede l’eliminazione della detrazione da 200 euro per i più ricchi e il raddoppio, fino a 400 euro, per i pensionati soli, per le famiglie con tre o più figli e per chi ha ancora da pagare il mutuo prima casa. Per Tabacci (Api) la modulazione andrebbe fatta in base al «riccometro».
Sul tavolo anche il problema dei lavoratori in mobilità e usciti dal lavoro anticipatamente sulla base di accordi sindacali che vedrebbero allungarsi a dismisura il tempo di attesa della pensione. Per ora ci sono risorse solo per tutelarne 50 mila e questa quota potrebbe essere aumentata «L’innalzamento brusco dell’età minima può avere pesanti conseguenze sui lavoratori più anziani che rischiano di essere esclusi a breve termine dal mercato del lavoro e di rimanere per un periodo di tempo considerevole senza stipendio e senza pensione», ha detto Baretta.
Infine il Tesoro ha ufficializzato la recessione per il 2012, come era stato già anticipato dall’Ocse: il Pil scenderà nel prossimo anno dello 0,4 per cento, per salire ad un ansimante 0,3 nel 2013. la pressione fiscale salirà al 43,8 nel 2012, mentre sarà raggiunto il pareggio di bilancio nel 2013.
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