Nove anni al dissidente Chen Wei

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. La sentenza, dopo due ore d’udienza, è stata pronunciata dal Tribunale della provincia cinese del Sichuan. Secondo l’accusa, dal marzo del 2009 al gennaio del 2011 Chen avrebbe pubblicato articoli con contenuti sovversivi su siti internet stranieri. Tra questi incriminato in particolare un pezzo dal titolo «La malattia di un sistema e l’antidoto della democrazia costituzionale» e un altro intitolato «La crescita di una opposizione civile è la chiave per la democratizzazione della Cina». Dal giorno del suo arresto, avvenuto il 20 febbraio 2011 ma formalizzato solo il 28 marzo, a Chen non è stato mai permesso di vedere la sua famiglia e sua moglie Wang Xiaoyan, e altri membri della sua famiglia hanno riferito di essere stati ripetutamente minacciati dalla polizia. Chen è un dissidente «storico»: fu già  arrestato durante la rivolta studentesca repressa nel sangue il 4 giugno 1989 ed è tra i firmatari di «Charta 08», il documento sottoscritto da circa 300 intellettuali e attivisti per i diritti umani cinesi che chiede l’introduzione della democrazia e del multipartitismo. Secondo quanto ha fatto sapere l’avvocato di Chen, Zheng Jianwei, dopo la lettura della sentenza, il dissidente ha dichiarato: «Sono innocente. La dittatura fallirà  e la democrazia vincerà ».


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